Aurel Milloss – COREOSOFIA. SCRITTI SULLA DANZA
Con il libretto di “Marsia” e una lettera a Hans Kresnik
A cura di Stefano Tomassini
“Fondazione Giorgio Cini – Linea veneta”, vol. 16 Leo S. Olschki
Il prezioso libro (xliv-250 pagine), edito nel 2002 all’interno della collana “Linea veneta” patrocinata dall’Istituto per la musica della “Fondazione Giorgio Cini” di Venezia, riunisce una raccolta di “passi” del grande maestro Milloss, uno dei migliori rappresentanti della “madre danza europea”.
Un volume in cui ogni pagina ci racconta dell’opera e del raffinato pensiero del maestro, condotto secondo precise norme storico-critiche, per un’attenta e perlopiù efficace cultura dell’arte tersicorea nell’atto di convergere verso una panoramica comune intrisa di valori rafforzativi.
Un corrispondere e coincidere all’interno della coreografia, della coreologia per sfociare infine nella scienza della coreosofia. Un programma di sorprendenti linguaggi etici, atti al rispetto delle regole, dettati da una forte esperienza nell’indicare le nozioni da un individuo qualificato e perciò abilitato ed appropriato ad una morale della danza e del balletto corretta e coerente con i valori della dottrina professionale.
Il termine “coreosofia” deriva dal greco χορός (coros = danza) e σοφία (sofia = sapienza) i quali danno così vita ad unico significato che non può essere altro che “conoscenza” attraverso il linguaggio del corpo che si trasforma in intelletto. Il pensiero di Aurelio Milloss, negli scritti presenti in questo saggio, denominano “la disciplina che si occupa della danza, dal punto di vista morale, intesa ad analizzare in generale le apparizioni e manifestazioni della danza della vita umana”. Parola dopo parola questa primordiale arte assume un significato riconducibile ad un atteggiamento spirituale nel superamento dei limiti naturali per giungere all’assoluto.
La Fondazione Giorgio Cini
La Fondazione Giorgio Cini fu istituita da Vittorio Cini, in ricordo del figlio Giorgio, con lo scopo di restaurare l’Isola di San Giorgio Maggiore, gravemente degradata da quasi cento cinquant’anni di occupazione militare, di reinserirla nella vita di Venezia e di farne un centro internazionale di attività culturali.
La Fondazione ha per scopo di promuovere il ripristino del complesso monumentale dell’isola di San Giorgio Maggiore e di favorire la costituzione e lo sviluppo nel territorio di essa di istituzioni educative, sociali, culturali ed artistiche, occorrendo in collaborazione con quelle cittadine già esistenti.
La rilevanza dell’impresa, una delle maggiori – come iniziativa privata – del XX secolo, è testimoniata, oltre che dall’investimento iniziale per il restauro, dalle manifestazioni promosse e ospitate e dal patrimonio, soprattutto artistico, che è conservato alla Fondazione sull’Isola e dal 1984 anche presso la Galleria di Palazzo Cini a San Vio.
La Fondazione oltre alle proprie attività di ricerca, mostre e convegni, spettacoli e concerti, accoglie congressi e convegni di qualificate organizzazioni scientifiche e culturali e ospita iniziative di assoluta importanza nel campo dei rapporti internazionali (in primis i due incontri dei G7 svoltisi nel 1980 e nel 1987).
La presenza dei maggiori intellettuali ed artisti, nonché di personalità della politica e dell’economia e il ricordo che ne serbano gli studiosi e gli ospiti che l’hanno frequentata sono un’ulteriore testimonianza del ruolo della “Fondazione Giorgio Cini”.
La Casa Editrice
La Casa Editrice Leo S. Olschki, che nel 1986 ha compiuto cento anni, costituisce una forza di particolari caratteristiche nel vasto panorama dell’editoria nazionale.
Per lunga tradizione, l’attività si identifica con il settore delle scienze umanistiche nella più vasta accezione del termine. Un campo difficile nel mondo dei libri, con tirature estremamente limitate per una distribuzione lenta nel tempo.
Nonostante che la maggioranza dei libri sia in italiano, circa la metà del fatturato è destinato all’estero e questo sottolinea il ruolo della Casa Editrice nella diffusione della nostra cultura oltre confine.
La sigla “dal cuore crociato e diviso”, come la definì Gabriele D’Annunzio, è familiare agli specialisti, agli studiosi, ai bibliotecari di tutto il mondo e ha un particolare significato per gli istituti culturali e le università.
La storia della Casa Editrice, proposta in due grossi tomi nella celebrazione del centenario, poggia sull’arco di cinque generazioni della stessa famiglia e questa rara continuità costituisce il presupposto per un lungo cammino ancora da percorrere nel mondo e per il mondo della cultura.
Da Leo ad Aldo, da Aldo ad Alessandro, a Costanza e Daniele Olschki, la quarta generazione, a Serena, la quinta: una grande tradizione che da più di un secolo è sinonimo di qualità nel campo delle scienze umane.
L’autore
L’autore Aurel Milloss nasce da nobile famiglia ad Ozora nella regione ungherese del Banato, che diventerà parte della Serbia nel 1919.
Appassionato di tutte le arti, coltiva gli studi di filosofia, danza, musica e arte drammatica a Budapest. Inizia studi regolari di danza soltanto nel 1925 a Berlino, dove si iscrive alla scuola di Hertha Feist, un’allieva di Rudolf von Laban.
Tra il 1913 e il 1926 segue corsi di danza accademica con Nicola Guerra, Elena Poliakova ed Olga Preobrajenska. Tra il 1927 e il 1928 è allievo di Enrico Cecchetti in Italia.
Nel 1928 si diploma alla scuola della Feist e in seguito all’Istituto Coreografico diretto dallo stesso Laban, e tiene un primo importante recital alla Galleria d’arte berlinese “Der Sturm”.
Tra il 1928 e il 1932 è Solista nella compagnia dello Staatsoper di Berlino diretta da Max Terpis. Segue classi di tecnica accademica con Victor Gsovsky. È inoltre danzatore ed assistente coreografo a Hagen, Duisburg-Hamborn/Bochum, Breslavia.
Nel 1932 crea la sua prima coreografia per il Teatro di Stato di Breslavia: H. M. S. Royal Oak.
Tra il 1932 e il 1934 è coreografo, direttore di ballo e danzatore per il Teatro di Stato di Augusta. Inizia a creare proprie versioni di balletti del repertorio diaghileviano.
Viene scritturato per due stagioni dal 1934 come coreografo, direttore di ballo e danzatore nel Teatro dell’Opera di Dusseldorf.
Nel dicembre 1935 fugge dalla Germania nazista.
Dal 1936 è assistente coreografo del regista di teatro drammatico Antal Németh al Teatro Nemzéti di Budapest. Apre inoltre una sua scuola di danza. Entra in contatto con Béla Bartòk e inizia a lavorare sul “Mandarino meraviglioso”. Lo stesso anno debutta in Italia al Teatro San Carlo di Napoli accanto a Bianca Gallizia.
Negli anni seguenti, si impegnerà a risollevare le sorti della Scuola di Danza del San Carlo di Napoli (1937) e dell’Opera di Roma, dove diviene coreografo, direttore di ballo e primo ballerino per sette stagioni. Muore a Roma nel 1988