Terremoto è la parola più tristemente pronunciata in questo 2016 costellato da innumerevoli movimenti mortali e distruttivi della terra. Ma solo quattro anni fa un altro evento simile colpiva vicino, in Emilia. In quei luoghi è ormai passato il tempo delle lacrime, sostituito da quello della ricostruzione.
Il documentario INAGIBILE di Giulia Natalia Comito e Tommaso Cassinis racconta quei momenti drammatici e il cambiamento in atto attraverso la storia vissuta in prima persona da un musicista, Tiziano Sgarbi, in arte Bob Corn.
Una storia che colpisce per la forza e la delicatezza sia attraverso la verve del protagonista che per le immagini, a volte poetiche, a volte scarne.
Il film non sta passando inosservato e ha già avuto due riconoscimenti, il premio Malerba per la miglior sceneggiatura al Parma International Music Film Festival e il premio di Cinemaitaliano.info al Modena ViaEmiliaDocFest per il miglior documentario.
Com’è nato il progetto INAGIBILE?
Direi che il progetto è nato la prima volta che ho incontrato Bob Corn.
All’epoca, stavo realizzando anche con Tommaso Cassinis (coregista), un progetto di nome UpupaPop.
Quella sera portammo Bob Corn a suonare in una cabina telefonica.
Chiacchierammo per ore in quell’occasione e capimmo subito che ci somigliavamo per tanti versi.
Mi parlò lì per la prima volta di INAGIBILE e quella sera stessa mi chiese se volevo occuparmene io.
Tiziano aveva perso la casa durante il terremoto del 2012 in Emilia e da allora non era più riuscito a scrivere canzoni.
Sentiva la “necessità”, mi disse, di suonare le sue vecchie canzoni durante tre concerti che voleva organizzare nei luoghi che avevano svolto un ruolo importante durante il periodo del sisma in Emilia.
Voleva farne anche un DVD e perciò aveva bisogno di qualcuno che facesse le riprese.
Ci chiamò e partimmo per San Martino Spino.
Tornati a casa col girato, però, capii che non mi volevo fermare, volevo approfondire, entrare davvero nella storia di Tiziano e scoprire come la sua vita da musicista, e non solo, si fosse trasformata.
Continuai a incontrarlo appena era possibile per passare del tempo con lui e dopo un anno con Tommaso ripartimmo per l’Emilia.
Tu sei una fotografa e questo è il tuo primo lavoro come regista, che cosa ti ha convinto a cimentarti con il cinema?
Da piccola ero molto affascinata dalla fotografia e dal video.
Passavo molto tempo a divertirmi con vecchie macchine fotografiche e telecamere.
Una volta cresciuta, in modo naturale, il mio interesse si focalizzò sulla fotografia e così cominciai a studiarla. Giorno dopo giorno divenne la mia professione.
L’attrazione per le “immagini in movimento”, però, non è mai passata, e, quando la tecnologia ha fatto sì che la mia reflex potesse anche registrare video, ho deciso di provarci.
Ho cominciato per gioco, con il progetto UpupaPop, che ho nominato prima.
Mi sono divertita tanto e, inaspettatamente, non ho più smesso.
INAGIBILE è la mia prima esperienza col documentario; prima avevo sempre girato cose molto più corte e impostate; ma la musica di Bob Corn, la sua persona e la nostra intesa hanno reso tutto molto semplice e naturale.
Un film sulla perdita e sulla ricostruzione, un tema di grande attualità. Quanto è importante secondo te?
Penso sia alla base di ogni esistenza, che venga o meno colpita da grandi tragedie, qualcosa che ci riguarda sempre e da sempre.
È intrinseco nel nostro modo di esistere, ma malgrado ciò, non ci si abitua mai.
Il percorso di ricostruzione è lungo da affrontare e non si torna mai indietro; ogni perdita ti cambia per sempre.
Ma c’è in noi una forza incredibile, che non sempre ci rendiamo conto di avere: andare avanti e ricominciare, sopravvivere, questo è il nostro istinto.
Ritrovare questa forza nelle persone che hai davanti è sorprendente, così come lo è stato vederla in Tiziano. E’ lì che ti rendi conto che si può ricostruire malgrado tutto.
Il film sta avendo diversi riconoscimenti in vari festival cinematografici italiani. C’è una frase, un pensiero di pubblico o critica che ti ha colpito in modo particolare?
Durante la presentazione di INAGIBILE al festival Mente Locale, Daria Menozzi, che ci ha introdotto, ha detto una cosa semplice, ma molto vera, che mi ha colpito:
“Il documentario non si fa solo mentre viene girato ma comincia da molto prima”.
È proprio così. E aggiungerei che continua anche dopo averlo terminato.
Quello che si vede nel documentario è solo “un fermo immagine” di un’esperienza molto più vasta.
Per me è cominciato la prima sera che ho incontrato Tiziano, quando ho iniziato a conoscerlo e continua ancora oggi, ogni volta che torno nei posti in cui l’ho girato.
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