Il suggestivo spazio del Teatro Sala Uno, nel centro di piazza San Giovanni, ospita fino al 4 dicembre “Donne al Parlamento – Ecclesiazuse” di Aristofane, traduzione ed adattamento di Valeria e Lorenzo De Liberato e regia di Lorenzo De Liberato.
Nella particolare cornice del Teatro Sala Uno, composta da ampi archi e pareti di mattoni che richiamano le antiche strutture romane, la scenografia è scarna, pressoché inesistente. Gli attori si muovono negli ampi spazi del palcoscenico con sicurezza e bravura, raccontando la commedia di Aristofane con ilarità e allegria.
Un gruppo di donne, capeggiate da Prassagora, si organizzano per comparire in assemblea travestite da uomini, per far approvare un provvedimento che trasferisca alle donne il potere di governare una città male amministrata.
Riescono ad ottenere quanto voluto perché ormai sembra non esserci più nessuna soluzione per mandare avanti il paese in declino. Libere, o almeno così si reputano, dalle passioni e dai vizi che traghettano gli uomini verso decisioni inappropriate e dannose per la collettività, instaurano un regime “comunista”. Bisognerà condividere tutto: dai possedimenti ai mariti, dal denaro ai rapporti sessuali. Ma gli uomini, tra cui il marito di Prassagora, sono interdetti e per niente convinti, altri invece abbracciano la nuova filosofia sperando in una rinascita.
I problemi sorgono quando viene messo in pratica il nuovo sistema. La condivisione, soprattutto per quanto riguarda i rapporti sessuali, creerà inverosimili disagi e scompigli.
Il commediografo ateniese in “Ecclesiazuse” propone un’utopia : far salire al potere le donne sconvolgendo l’ordine sociale.
La compagnia “Di necessità virtù”, decontestualizzando l’opera, ci mostra la realtà paradossale conseguente al capovolgimento dei ruoli. Tra le risate generali, appare subito chiaro come anche le nobili ambizioni e le rivoluzionarie riforme possono creare scompiglio, senza tralasciare che potere e autorità possono trasformare gli obiettivi più rispettabili in soluzioni inaccettabili. Il comunismo imposto dalle donne ateniesi sfocia in conclusioni disastrose, tra la tristezza e l’agonia degli uomini. Gli attori riescono a rendere l’intero spettacolo svelto e divertente e stupiscono e rallegrano con il bellissimo inframezzo cantato a cappella.