Emozioni come didascalie di un interno familiare “normalmente insoddisfatto”, nel giorno più conviviale dell’anno: la Vigilia di Natale.
Solstizio d’Inverno di Roland Schimmelpfennig, per la regia di Juš Zidar, sulle note di Chopin e Bach. Allo Stabile Sloveno di Trieste, va in scena l’incomunicabilità familiare.
Le famiglie rappresentano da sempre un grande bacino di idee, dal quale attingere spunti che raccontano le società dei tempi.
Raccontano dei microcosmi a tratti impenetrabili, ma incredibilmente comuni a molti.
Deliziosamente tormentati rapporti non rapporti tra madri e figlie, mogli e mariti, suocere e generi, amanti e fedifraghi.
Un circolo a metà strada tra virtuoso e vizioso. Circolo, in questa messa in scena, interrotto dall’elemento di disturbo rappresentato dall’ospite inaspettato Rudolf.
Gli equilibri di una famiglia in bilico
La famiglia del Solstizio d’Inverno, è composta da Bettina, regista in erba di film intellettuali a tratti incomprensibili, come, spietatamente, li definisce la madre Corinna; donna vivace, quest’ultima. Vivace al punto di presentarsi, la Vigilia di Natale, con un uomo conosciuto sul treno lo stesso pomeriggio.
Bettina è sposata con Albert, scrittore riflessivo, colto e ben incasellato. Ma come un animale in gabbia, cerca di fuggire. Nonostante la gabbia sembra essersela costruita da solo.
Bettina e Albert sono genitori di Marie, forse l’unica cosa buona che siano riusciti a fare insieme.
E poi?
Poi ci sono le debolezze. Le fratture, all’interno delle quali si insinuano le fragilità dei protagonisti. Ci sono le autocommiserazioni di Corinna; il pianto greco sul fatto di essere sola e abbandonata dalla figlia. Ma dal suo canto non fa nulla per riscattarsi se non rinfacciare, alla prima occasione, a Bettina la propria insoddisfazione.
C’è l’allucinazione di Albert rappresentata da un amplesso con la giovane amante.
C’è Konrad, amico squattrinato di Albert, innamorato di Bettina e ambiguamente ricambiato da quest’ultima.
A turbare questo allegro quadretto, arriva Rudolf. Uomo conosciuto sul treno da Corinna, la quale rimane sedotta dall’esotismo di questo medico che per tanti anni è vissuto nel Paraguay.
Questo esotismo sarà proprio ciò che farà vacillare ancor di più l’equilibrio, già precario, di questo microcosmo.
Saranno le discussioni intorno alle opere d’arte del giovane Konrad il pretesto per filosofeggiare sui massimi sistemi.
Rudolf proporrà nuovi schemi. Nuovi punti di vista, amplificando la paura per cambiamento e suggerendo come, in certi casi, i cambiamenti siano l’unica soluzione.
Il vero punto è: come reagirà questo spaccato sociale a queste nuove prospettive?
Rimane quel senso di sospensione. Quel senso di indecisione scaturito dalla scelta di scrivere il finale.
Delle generazioni a confronto quasi a voler suggerire la possibilità di risalire all’origine della faglia. Corinna rappresenta quella generazione che ci ha provato, che ha faticato ma che quello che ha fatto, sembra, non essere stato sufficiente.
Albert e Bettina, sono il risultato della generazione di Corinna, coloro che hanno promesso di fare di meglio, studiando e ritagliandosi una posizione di un certo livello.
Konrad è l’artista, colui che ha voluto seguire un sogno che ogni giorno sembra infrangersi.
Sarà la piccola Marie a dover chiudere il cerchio.
Lo spettacolo non è certamente la cosa più fruibile del panorama teatrale, a causa della lettura da parte degli interpreti delle didascalie del testo, ma per un’ora e mezzo tiene il pubblico dentro la storia.
Usciti dalla sala si ha un’irrefrenabile voglia di parlare della storia e di quanto visto. Spettacolo assolutamente consigliato.
Solstizio d’Inverno è stato realizzato in coproduzione con il teatro sloveno Mestno gledališče ljubljansko, con il quale il teatro triestino ha già messo in scena lo spettacolo di apertura della scorsa stagione, il Peer Gynt di Ibsen che vi avevamo raccontato.
Nei ruoli di Albert e Bettina abbiamo visto Jure Henigman e Maruša Majer, il loro amico, l’artista Konrad, è l’attore della compagnia stabile del TSS Tadej Pišek, la suocera Corinna è interpretata da Judita Zidar; Boris Ostan nei panni dello »sconosciuto« ospite Rudolf, mentre la giovane Živa Selan è la piccola Marie. La scenografa Petra Veber, è colei che fa nevicare in scena, in questa inquietante Vigilia di Natale.
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