In un sogno con Elena Somarè

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Un percorso surreale tra scatti in cui il vissuto e il sognato si confondono evocando storie suggerite dai ricordi più profondi della fotografa.

Sembra di avanzare nella frizzante e chiassosa immaginazione di un bambino e in questo viaggio onirico Elena Somarè ci prende per mano con il suo fischio voluttuoso.

Sabato 29 Ottobre, tra i vicoli di Trastevere allo “Studio 33”, si è tenuta la mostra fotografica e il concerto per fischio melodico di Elena Somarè. Entrando in questo “open studio” sembra di essere avvolti in una nuvola, un sogno… trascinati dalla melodia di un arpa paraguayana che accompagna un dolce e ammaliante fischio. Sulle pareti immagini oniriche di un deserto a colori… sin da subito la Somarè appare come un’artista a tutto tondo che sperimenta l’arte in diverse forme, anche le più inusuali.

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Sono esposte 12 immagini tratte dal reportage “Burning man”, scattate appunto, in occasione del famoso festival che si tiene ogni anno nel deserto del Nevada, in cui si esalta la radicale espressione creativa dell’uomo nelle più varie e stravaganti manifestazioni artistiche.

Un percorso surreale tra scatti in cui il vissuto e il sognato si confondono evocando storie suggerite dai ricordi più profondi della fotografa.

Una famiglia di artisti

Elena porta sulle spalle un’eredità artistica tutt’altro che trascurabile; figlia e nipote dei noti pittori Sandro Somarè e Cesare Tallone. Forse proprio per questo le sue fotografie non si limitano a  cogliere il reale, ma lo modificano e lo plasmano fino ad assumere i contorni sfuocati di un sogno. Lei stessa parla di “pittografie” per definire le sue opere. Si tratta di immagini modificate con interventi digitali di ogni tipo. In questo modo riesce a ricavare rappresentazioni misteriose che raccontano storie suggestive anche allo spettatore più distratto.

Ne viene fuori una visione composta da vari frammenti di realtà mischiati insieme per “dipingere” il quadro del suo ricordo.

Abile surrealista la Somarè legge in chiave soggettiva ciò che accade davanti ai suoi occhi per regalare un analisi dell’interiorità umana, indagando nella parte più profonda della sua mente.

Nel deserto del Nevada

Sulla bianca distesa desertica del Nevada, come fluttuando su una nuvola, si stagliano le istallazioni degli anticonformisti scultori del “Burning man”, brillano le luci colorate, i contorni in movimento di giovani trampolieri, appare una nave dei pirati e un furgoncino mascherato da peluche. Sembra di avanzare nella frizzante e chiassosa immaginazione di un bambino e in questo viaggio onirico Elena Somarè ci prende per mano con il suo fischio voluttuoso.

Accompagnata dal maestro Lincoln Almada riproduce in modo straordinario, del tutto fuori dal comune, le melodie della tradizione napoletana e quelle etniche più lontane. Inimmaginabile la potenza del fischio di trascinare l’animo umano in un sogno dai contorni sfuocati e lontani. È un suono angelico e profondo, che  dà l’impressione di provenire da un luogo recondito, intimo e misterioso.

I brani tratti dal suo ultimo disco “Incanto” avvolgono in un modo mai visto prima. Elena Somarè afferma che fischiare per lei è come camminare, assolutamente naturale.

E forse, è proprio per questo che con semplicità sbalorditiva attrae e cattura il suo ascoltatore.

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