Come il nero negli scacchi, viaggio nelle ansie di Paolo Fosso

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Tra ansie, paure e dubbi torna in scena Paolo Fosso con il suo Come il nero negli scacchi al Sala Uno Teatro di Roma dal 25 al 30 ottobre.

Arrivato sul palcoscenico grazie ad un’operazione di crowdfunding, lo spettacolo riporta sul palcoscenico lo storico attore reatino con tutta la sua esperienza e bravura.

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Nonostante il tempo che avanza in modo inesorabile, alcune cose rimangono ancorate ad una sorta di continuo presente e destinate a non sparire mai dalla società.
Come il dubbio di aver chiuso la macchina una volta arrivati a casa.

Assieme a questo, tanti altri esempi si susseguono all’interno del monologo di Fosso che, muovendosi tra la paura di provocare continui incidenti e gli imbarazzi dovuti ad involontarie erezioni, per quasi due ore riesce a traghettare il pubblico attraverso i ricordi dell’attore.

Di per sé, il monologo funziona alla perfezione grazie all’abilità del protagonista, in cui si possono ben vedere gli insegnamenti appresi sotto Proietti. Le capacità di trascinare e coinvolgere il pubblico senza sconvolgere o rallentare il ritmo dello spettacolo.

Apprezzabile anche l’uso delle luci che, grazie ad un buon uso di differenti intensità permette di dividere il palcoscenico in differenti ambienti e di sottolineare i momenti particolarmente importanti per il monologo.

Di fronte quindi ad un testo che funziona ed un attore in grado di sostenere la pressione del monologo, non possiamo che rimanere perplessi per alcune scelte che non siamo riusciti a comprendere e che possiamo sintetizzare nella sensazione che in questo spettacolo non si sia voluto osare qualcosa di più.

Sebbene, come abbiamo scritto poco sopra, l’uso delle luci risulti apprezzabile e dimostri una certa sicurezza nel loro utilizzo, ci saremmo aspettati qualche gioco più studiato o l’uso di differenti colori, magari accompagnato da qualche motivo musicale, per caratterizzare ancora di più i vari momenti del monologo.

Con questo non vogliamo dire che lo spettacolo sia brutto, anzi lo consigliamo; ma, se disposti ad osare qualcosa in più, potrebbe diventare un autentico gioiello del panorama teatrale romano.

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