Circola una battuta tra gli studenti. Domanda sulla gita scolastica “cosa ti è piaciuto di più della visita al museo?” .“L’uscita”.
Ecco la stessa battuta può essere fatta per il film “The legend of Tarzan”, uscito qualche giorno fa in Italia. Si perché la parte migliore è proprio la canzone “Better Love” di Hozier (quello di “Take me to church”) che accompagna i titoli di coda.
Il film è “né né”…né carné né pesce, né bello né brutto. Noioso di sicuro. Nonostante un cast di tutto rispetto, come il premio Oscar Christoph Walz (per “Django Unchained”), Samuel L. Jackson (tanto amato da Spike Lee e Tarantino), la bellissima Margot Robbie (la seconda moglie di Di Caprio in “the wolf of Wall Street” e protagonista dell’imminente “Suicide Squad”, l’ennesimo lavoro su Tarzan firmato questa volta da David Yates (regista di quattro Harry Potter e del prequel in uscita in autunno “Animali fantastici e dove trovarli”) risulta insipido, lento, per nulla coinvolgente, spesso, appunto, noioso.
La storia di Tarzan questa volta è narrata al contrario…di solito si parte dalla scomparsa dei genitori nella foresta e di un bambino in fasce allevato poi dalle scimmie…etc etc..
Lord Greystoke
Qui invece troviamo Tarzan o meglio Lord Greystoke John Clayton III, sorseggiare una tazza di the di fronte al primo ministro inglese che gli rivolge preghiera di accettare l’invito del re del Belgio per tornare in Congo (a fare cosa non si capisce bene). In realtà è una trappola escogitata dall’emissario del re in Congo, il perfido Leon Rom (Christoph Waltz), il quale, in cambio di una cascata di diamanti che possono risanare l’economia del suo Paese, vuole dare in pasto Lord Greystoke ad un capovillaggio congolese a cui Greystoke/Tarzan ha ucciso il figlio.
Al seguito, oltre ad un funzionario americano (Jackson) che non si capisce bene cosa vuole fare in Congo, la forte e risoluta moglie Jane (Margot Robbie), conosciuta nella foresta, dove il padre di lei insegnava la lingua inglese alle tribù locali. Ed è proprio Jane che ripercorrerà la storia / leggenda del marito Tarzan.
John, arrivato a casa in Congo, ben presto si trasforma in Tarzan tutto muscoli e sguardo freddo e impenetrabile, in grado di parlare con gli animali con gli occhi e i gesti. E da qui si snodano disavventure, corse, lotte con animali di vario tipo, fino al riscatto della natura che aiuta Tarzan a sconfiggere i cattivi liberando il popolo africano da soprusi e certa schiavitù.
Ambientato in Africa
Nonostante le belle ambientazioni africane, il film è molto cupo, a tratti psicologico (un vago tentativo di psicoanalizzare Tarzan come fece sicuramente con molto più successo Christopher Nola nella trilogia di Batman). E il protagonista, Tarzan/Lord Greystoke, lo svedese Alexander Skarsgard, è espressivo “quanto un lavandino” (cit. da Corriere della Sera). Non bastano i muscoli (neppure ostentati più di tanto) a sopperire alle carenze recitative purtroppo.
Se si resiste alla noia fino alla fine, si verrà svegliati appunto solo alla fine dalla splendida canzone “Better Love” che meriterebbe almeno la nomination come canzone originale ai prossimi Oscar, oltre ad una adeguata promozione radiofonica.