Now you see me 2 e Warcraft, film di pura evasione

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Visto che non si può essere intellettuali ventiquattro ore su ventiquattro, segnalo due film di pura evasione appena usciti nelle sale italiane.
Il primo, in uscita proprio oggi è “Now you see me 2”. Il numero rappresenta ovviamente il sequel di “Now you see me”, uscito molto in sordina nell’estate del 2013, passato purtroppo praticamente inosservato, riproposto in televisione un paio di mesi fa.
Purtroppo inosservato perché meritava un’attenzione migliore. Un film sulla magia in grande stile, alla David Copperfield per intere. Quattro maghi geniali ma squattrinati vengono messi insieme formando la band dei cavalieri in forma misteriosa. Viene dato loro da questa misteriosa presenza il compito di effettuare grandi, spettacolari e sorprendenti show con lo scopo finale di far sparire l’intero patrimonio di banconote racimolate, ovviamente con le truffe, da un notissimo assicuratore.

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Now you see me
Now you see me

Il cast è stellare. Dai “grandi vecchi” Morgan Freeman (vecchio e astuto, quanto ambiguo illusionista) e Michael Cane (il magnate assicuratore) al pluripremiato Mark Ruffalo (agente Cia e molto molto altro), a Woody Harrelson (un curriculum lunghissimo ma in Italia conosciuto soprattutto per essere stato protagonista, con Matthew McConaughey, della prima serie di “True Detective”) qui nelle vesti del mentalista, a Jesse Eisenberg (strepitoso interprete di Mark Zuckemberg in “The social network”), illusionista, a Dave Franco (fratello del più noto James), esperto di cartomagia.

Ma al di là della trama quello che colpiva di più erano le grandi illusioni, tipo scegliere uno spettatore, inviarlo dell’altra parte del mondo all’interno del caveau di una grande banca e farlo tornare con tutti i soldi…..Davvero numeri spettacolari.

Per cui da questo seguito ci si aspetta qualcosa di ancora più spettacolare. Ma, purtroppo non è così. Il sequel, realizzato grazie agli incoraggianti incassi che il primo ha ottenuto negli Stati Uniti, si avvale più o meno dello stesso cast con l’aggiunta di un ex Mago (qui nel ruoto invece del cattivo), il Daniel Radcliffe già Harry Potter. Si avvale anche della consulenza di David Copperfield. Ma la magia, lo stupore è molto molto relegata in secondo piano per dar spazio al complicato e a tratti poco chiaro intreccio della storia che si snoda tra New York, Macao e Londra.

In più i (pochi) numeri di magia vengono qui addirittura spiegati, rivelandone apertamente i trucchi e i macchinari.
Sicuri del successo di questo capitolo, la produzione lascia aperto il finale con diversi punti da risolvere che fanno facilmente pensare ad un terzo capitolo della saga dei Cavalieri. Sperando però questa volta tornino ai grandi giochi di illusione apprezzati nel 2013.

Il secondo titolo, che nasce volutamente come saga e uscito in Italia da una settimana, è “Warcraft – l’inizio”, film dalla lunga gestazione (le riprese risalgono al 2014), e dal cambio del regista (inizialmente venne indicato il noto Sam Raimi – Spiderman 1,2,3), film firmato da Duncan Jones, più conosciuto come figlio di David Bowie che come regista. Il film è ispirato (molto) al complesso storico videogioco omonimo, un gioco di ruolo tra orchi e umani.
Allora chi non conosce il videogioco non riesce a seguirlo? È dedicato solo ai nerd fanatici del titolo (fanatici veri perché per poter giocare non basta acquistare il supporto fisico, ma bisogna abbonarsi agli aggiornamenti….)? Tutt’altro. La storia di battaglia tra Orchi che cercando di invadere i territori degli umani per farli diventare la loro nuova patria, è per tutti. Se poi lo spettatore conosce le fondamenta de Il Trono di Spade, Il signore degli Anelli e,
a tratti, di Harry Potter, la visione è ancora più facilitata (oserei dire anche Il Pianeta delle Scimmie, Avatar e Shrek…ma sarebbe davvero troppo) si perché di questi titoli si ritrovano parecchi elementi: i diversi regni degli umani dai nomi più fantasiosi e il look degli umani stessi (come ne Il trono di Spade), la torre del grande e potente Mago Guardiano (che dovrebbe difendere i regni umani dagli Orchi), il mago novellino ma abilissimo grazie ad una sorta di tatuaggio che ha sul dorso della mano (come la cicatrice saetta di Harry Potter…). E gli Orchi grandi, enormi, che, come ne il Pianeta delle Scimmie, si divideranno loro stessi tra buoni e cattivi.

Jones nonostante questi evidenti richiami, mischia tutto con uno stile tutto suo, fatto di colori accesi, brillanti, e linguaggio degli occhi, che poco hanno a che fare con il genere fantasy spesso sottolineato da colori cupi. La tecnologia ovviamente la fa da padrona in tutto e per tutto anche se, in qualche occasione, Jones ha controllato poco il montaggio e il meccanismo del green screen (scene girate in studio su fondo verde dove poi vengono aggiunte scenografie, personaggi e altro generati dal computer) anche qui la storia è ovviamente aperta al finale a cui non manca la citazione biblica (il piccolo orco che viene affidato al fiume dalla madre perché si salvi, come Mosè…) che, ne siamo certi, nel secondo capitolo della saga (ne sono previsti tre), diventerà grande quasi certamente per vendicare la morte dei genitori orchi (il papà è capo della fazione buona).

Due titoli per due ore di pura evasione, per non pensare all’estate che non sta arrivando, per riempire uno dei tanti pomeriggi degli studenti in vacanza.

Il cervello, per un po’, può restare piacevolmente a casa

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