Istruzioni per l’USA di Seba Pezzani

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SEBA PEZZANI ISTRUZIONI PER L’  U.S.A. (Oltre Edizioni)

Seba Pezzani è uno dei più stimati traduttori italiani dalla lingua inglese. Cresciuto, come lui stesso dice a “pane e cultura pop americana fin dall’infanzia”,  collabora da molti anni con L’Unità e Il Giornale. Ama la musica degli States e da più di vent’anni ha una rock band. I RAB4 non sono un gruppo che senti e dici “che bravi”, poi te ne vai. Ti fermi, li ascolti, il tempo passa e tu stai bene dove sei, a sentire cuore, voci e mani da cui si sprigiona energia e talento. Dato che suonano musica americana, hanno pensato bene di affittare un camper e andare in tournèe negli Stati Uniti. “Istruzioni per l’U.S.A.” (Oltre Edizioni) è il diario di viaggio di una band della nebbiosa Emilia, sconosciuta in Italia e in America, scritto dal loro frontman, ma anche una riflessione on the road sulle contraddizioni, le stranezze e i mille mondi di cui è fatta l’America.

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Microcosmi dolorosi, spazi immensi, solitudini e amicizie si fanno strada tra un pancake a colazione e una bottiglia di whisky svuotata prima di perdersi nel sonno. L’autore osserva e trasmette attraverso uno stile colloquiale e avvolgente, ciò che in immagini ci disse Edward Hopper o ci raccontò Wim Wenders in Paris-Texas, senza dimenticare che in viaggio ci sono degli italiani a cui l’ironia, di certo, non manca.

Incontri con personaggi celebri, come la cena elegante in loro onore organizzata da Jeffery Deaver, lo scrittore de Il Collezionista di ossa o la collaborazione con la cantautrice folk Kasey Lansdale, figlia dello scrittore Joe R. Lansdale si mischiano alle storie di gente comune e tutte hanno qualcosa da lasciare.

Gli americani sono persone molto curiose e molto attratte verso la grande madre Europa. L’Italia, come mi è capitato più volte di rimarcare, è una sorta di sogno tangibile, la meta per la vacanza ideale, il traguardo romantico per eccellenza.

La signora Louise ha avuto una matrigna molto altolocata, ambasciatrice degli Stati Uniti presso la Santa Sede. Con commozione e malcelato orgoglio, mi comunica di essere stata ammessa, grazie ai buoni uffici della matrigna, a una messa privata celebrata dall’allora pontefice in una cappella vaticana e di aver persino fatto la comunione. Poi, mi rivolge un sorriso malizioso e capisco che l’orgoglio e la commozione erano vagamente posticci. “Peccato che io sia ebrea!”, aggiunge. Insomma, pare che Louise possa tranquillamente aspirare a entrare negli annali del Vaticano come prima (e probabilmente unica) donna ebrea ad aver mai ricevuto il sacramento della comunione da un papa nel corso di una funzione privata, in una cappella dei palazzi vaticani.

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