Progetto ambizioso che prevede delle performance musico-teatrali in vivai, giardini e teatri. La poetica dei testi, scrittura ardita e ricercata, si muove su uno sfondo musicale elevato, senza pecca alcuna. Ricercatezza e osservazione nelle loro forme più intense: le piante e i loro stati d’animo.
Un’attenzione particolare è rivolta alle piante, al verde che ci rappresenta e respiriamo intorno a noi. Dobbiamo questo dono a Luca De Nuzzo, il quale già nel 2011 sentiva l’urgenza di sviluppare la sua idea, concentrandosi sul mondo vegetale.
Dopo cinque anni di assenza il cantautore si ripropone al pubblico con Vegetalia – Lalle è solo il nome di una camelia, l’ultima fatica presentata il 15 aprile al T.A.G. di Roma (Tevere Art Gallery), una location voluta proprio dall’artista.
Abbandonando (al momento) il dialetto pugliese e sebbene pensiamo gli appartenga di più, si forgia della lingua madre per farsi comprendere dal pubblico, accompagnandosi a strumentisti di alto calibro. Stefano Ciuffi, Peppe Russo, Edoardo Petretti, Davide Medina e Federico Di Maio; ospita inoltre, nel suo CD, nomi famosi, quali Fabrizio Bosso, Ezio Zaccagnini e Gianni Iorio.
Un progetto ambizioso, quindi, che prevede delle performance musico-teatrali in vivai, giardini e teatri (nella stagione invernale), ove il mondo vegetale è protagonista; potrebbe accadere, infatti, di trovarci seduti accanto a degli alberi.
La scrittura rivolta alle piante la intendiamo come una preghiera; da esse dovremmo imparare a prenderci cura di un tutto in trasformazione. Sia di noi stessi sia delle persone vicine, ma soprattutto dell’ambiente circostante.
Si evince, dall’ascolto delle canzoni, una ricercatezza di termini, ma nello stesso tempo ridondanza e ripetizioni di parole (La rosa e il rondone). Nonostante ciò, i testi arditi e ricercati, si muovono su uno sfondo musicalmente elevato e senza pecca alcuna. Nostalgia, sapori, odori e amore, in modo silenzioso destano i nostri animi.
La poetica viaggia dentro storie leggere e leziose con le sue metafore, percezione ineluttabile. Le melodie, tradizionali pugliesi, e sincopate, si avvalgono di ritmi jazz, latini, danze pizzicate (quasi medioevali), e dolci andamenti. Esprimono una fluidità morbida, la quale si può accostare alla creatività delle colonne sonore, estendendosi fino alle corde interne del nostro corpo.
Chitarra, fiati, fisarmonica, tastiera, batteria, percussioni etniche e un flauto in Sol disegnano ciò che la musica può veramente donare: emozioni. Perché Luca De Nuzzo possiede l’armonia in sé, ricamandola nella sua crescita professionale.
La natura in sé, dunque, viene accostata all’assaggio del buon cibo, il così detto Km zero per saggiare prodotti tipici delle zone che si abitano e a vantaggio del piccolo produttore. Ci lasciamo, così, rapire dal piatto a noi offerto per iniziare la serata, colloquiando con gli astanti. Attendiamo il concerto vivendo un’atmosfera diversa dal consueto.
Le canzoni sembrano tessere storie (Mora, Il ramo di notte, La madre di Lalle). Rebecca è dedicata a una bimba mai avuta; una recita, la tonalità del cantautore ben impostata rende omaggio a questa figura. All’ulivo dedica due pagine, e tra le righe emergono stati d’animo e sentimenti: forza, sincerità, unicità.
Le piante, dormono, sognano, sorridono, soffrono, ma nello stesso tempo attive e passive, rinvigoriscono l’essere umano. Il loro umore è importante, le loro radici ricercano i suoni e ci si chiede che hanno da dire. Molti i temi sviscerati: i ricordi, la società, l’amore, il porsi domande, il senso dell’omologazione e la rabbia che non esplode (Distratti dal gioco).
Un’osservazione critica e acuta dell’insieme, degli ambienti che viviamo e respiriamo, di cui dovremmo assorbire positività, solo per liberarci dal futile esistente.
Quella che ci viene proposta dal cantautore è una sfida: un’immersione totale nei testi. Si potrebbero rendere, però, più duttili, trasformando e capovolgendo la complessità, con concetti più semplici e senza ripetizioni.
Soprattutto sviscerare meglio il tema portante del CD, Vegetalia, il quale, malgrado esprima la forte protezione dell’amore, è di difficile impatto, quasi costretto dal titolo scelto e non adatto al canto, quindi lasciando poco margine di libertà di cui necessita. L’oltre e l’amore.