Il 15 aprile al T.A.G. (Tevere.Art.Gallery) di Roma, dopo una cena a km0 che partirà alle 20.00 con lo chef Lorenzo Carbone, Luca de Nuzzo, cantautore pugliese presenta il suo nuovo disco. Vegetalia: Lalle non è solo il nome di una camelia, è questo il titolo scelto per il suo nuovo album. Abbiamo avuto il piacere di intervistare De Nuzzo che ci ha spiegato tutto ciò ruota attorno a questo nuovo disco. A quanto pare non solo musica, ma anche teatro e rispetto per la natura.

Lalle non è solo il nome di una camelia. Cos’è quindi?

Intanto Lalle è solo il nome di una camelia (sorrido), ed è effettivamente il nome che ho dato alla mia camelia nel giardno di casa e poi è un vezzeggiativo, un nomignolo di una piccola bambina divenuta donna e che ha ispirato l’intero disco (dall’inizio fino all’ultima canzone e che ha dato il titolo allo stesso disco, “VEGETALIA”).

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Vegetalia è il tuo nuovo lavoro. Sembra essere il connubio tra musica e natura. Come nasce questo binomio?

Dal mio antico amore per la musica e da quello che ho riscoperto da circa un decennio a questa parte ovvero il verde, il quale (sono fermamente convinto) mi è stato trasmesso (senza volerlo e senza nessuna forzatura) da mio Padre, col quale non ho avuto rapporti per circa dieci anni e proprio in quel decennio di vuoto tra me e lui sono arrivate le piante, quasi come ad indicarmi il sentiero per ritrovarlo attraverso i ricordi della mia infanzia, quando mi portava in campagna con lui. Oggi abbiamo un ottimo rapporto basato sull’affetto, ovvero l’esatto contrario di anni ed anni fa, nel mio momento adolescenziale.

Non è il tuo primo disco. Hanno preceduto Vegetalia altri due lavori. Ce ne parli?

Il primo, un disco omonimo, Luca De Nuzzo del 2005 è stato prodotto in successione al PREMIO DE ANDRE 2004 di cui mi onoro esserne stato il vincitore ed è un disco scritto prevalentemente in dialetto sanseverese, ovvero nel dialetto del paese che mi ha visto nascere, San Severo (FG), dico prevalentemente perché in coda compaiono due mie vecchie canzoni scritte in italiano. Mentre dopo quattro anni, nel 2009 ho pubblicato “jòmene e jòmene” anch’esso nello stesso mio dialetto e che mi diede la soddisfazione di entrare nella rosa dei primi 5 dischi dell’anno in dialetto al PREMIO TENCO, al secondo posto per l’esattezza.

Per questo Articolo/Intervista le immagini sono state fornite dall’ufficio stampa dell’artista/spettacolo. Si declinano per tanto ogni responsabilità relative ai crediti e diritti.

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