Dal 25 marzo al 24 luglio 2016 a Bologna si può ammirare la mostra su Edward Hopper, prodotta e organizzata da Arthemisia Group, insieme a Fondazione Carisbo, Genus Bononiae, Musei nella Città, Comune di Bologna, Whitney Museum of American Art di New York e curata da Barbara Haskell in collaborazione con Luca Beatrice.
Le splendide sale di Palazzo Fava, Palazzo delle Esposizioni della città, non perdono la loro autenticità grazie ad un allestimento sobrio, quasi silenzioso, che rispecchia lo stile algido e schivo dell’artista. Nel piano nobile, il contrasto tra i pannelli bianchi e le sale con soffitti a cassettoni o volte affrescate e con decorazione a fregio*, (sistema decorativo tipico delle dimore gentilizie Bolognesi, realizzato da Annibale, Agostino e Ludovico Carracci nel 1584); non impedisce la piena valorizzazione delle opere.
La mostra è suddivisa in sei sezioni, ci sono 60 opere, tutte provenienti dal Whitney Museum of American Art di New York, divise per ordine tematico e cronologico e ripercorre la produzione di Hopper, dalla formazione accademica agli anni in cui studiava a Parigi fino al periodo “classico”, e più noto, degli anni ‘30, ‘40 e ‘50, per arrivare alle iconiche e intense immagini degli ultimi anni.
Si possono ammirare tutte le tecniche predilette dall’artista: l’olio, l’acquerello e l’incisione, con particolare attenzione all’indissolubile rapporto che lega i disegni preparatori ai dipinti, aspetto fondamentale della sua produzione.
Le sue tematiche ricorrenti sono: i paesaggi, le figure femminili (su chiara ispirazione del francese Degas), e i luoghi tipici americani come bar, teatri, distributori di benzina, negozi e ponti.
Le sue caratteristiche peculiari sono: il senso che assume la luce, enfatizzata da una sovrapposizione materica di colore attraverso cui riesce a trapassare, e la capacità di fermare dei momenti in modo tridimensionale rappresentando con maestria solitudine, introspezione ed alienazione, riconsiderando la trama della vita nella sua alienante realtà.
La poetica “Hopperiana” influenza non solo la pittura dopo di lui, lo si definisce infatti “il primo vero pittore americano”, ma anche la fotografia, la letteratura e il cinema. Molti registi, infatti, si sono ispirati a lui: da Alfred Hitchcock a Michelangelo Antonioni a Vittorio De Sica a Dario Argento.
Le sue opere sono silenziose, con pochi protagonisti che sembrano assorti in pensieri lontani; mi fanno venire in mente il momento che segue la fine di un cantiere, quando tutto è pronto e terminato e l’architetto può godere del suo lavoro, assaporare la concreta essenza del suo progetto, prima che venga “contaminato” da suppellettili fuori luogo.
Nota
* Il sistema a fregio consiste nella realizzazione di una fascia affrescata, collocata immediatamente al di sotto del soffitto di una stanza che si estende lungo tutto il perimetro dell’ambiente. Nel piano nobile del Palazzo Fava è raffigurata la storia delle Argonautiche perché i Fava erano “insegnanti dell’arte medica”.