IL RIMPASTO AL TEATRO DEI DOCUMENTI. TRA SATIRA E FARSA, IL RITRATTO IMPIETOSO DI UNA CLASSE DIRIGENTE ALLO SBANDO
In scena al Teatro dei Documenti (via Nicola Zabaglia, 42) fino al 20 marzo, “Il rimpasto” divertente commedia satirica dal ritmo sostenuto, scritta da Daniele Trovato, che vede sul palco Chiara Acaccia, Corinna Bologna, Stefania Capece Iachini, Vincenzo Iantorno, Federico Lucidi, Aleksandros Memetaj, Ilaria Manocchio, Roberta Morelli, Valerio Riondino, Riccardo Toselli e Fabio Versaci, diretti da Ilaria Manocchio.
Al centro de “Il rimpasto”, le strategie politiche del Presidente del Consiglio Galtan in vista delle nuove elezioni messe a punto nel corso di un frenetico e delirante Consiglio dei Ministri, popolato da improbabili quanto tristemente realistiche figure politiche. Non ci vuole molto per leggere tra le righe della satira messa in scena da Manocchio echi e riferimenti ai governi Berlusconi, caratterizzati da ministri incompetenti ed incapaci, spesso “interpretati” da ex-vallette e soubrette dell’ultima ora, da cialtroni qualunquisti dall’eco fascistoide e così via. In un mondo in cui l’ignoranza e il cinismo regnano sovrani, anche una pratica insulsa come il bonji, proveniente dal lontano Giappone e con più di 2 milioni di seguaci in Italia, diventa elemento catalizzatore della propaganda politica grazie alla connivenza dei mezzi di comunicazione compiacenti ed asserviti al potere. Centrale nella strategia del consenso, l’utilizzo di armi di “distrazione” di massa suggerite da una responsabile della comunicazione da brividi: da un flirt del Presidente per alimentare i pettegolezzi gossip – stratagemma a cui però il governo ha largamente fatto ricorso nell’ultimo anno – alla guerra, certo deprecabile e immorale ma “utile” ai fini mediatici.
Satira, farsa, grottesco e realtà si intersecano senza soluzione di continuità in un testo caratterizzato da un ritmo frenetico che non lascia allo spettatore un attimo di respiro: il risultato è un’analisi lucida e dissacrante del panorama politico italiano in cui rappresentanza politica e rappresentazione teatrale sconfinano tragicomicamente l’una nell’altra. Il testo di Daniele Trovato si rivela efficace nel fondere battute dalla risata facile ad altre meno immediate ma capaci di stimolare la riflessione.
Ben caratterizzati tutti i personaggi della commedia che, nella messa in scena al Teatro dei Documenti, beneficia dell’ottima interpretazione di tutti gli attori, nessun escluso, e della suggestività dell’ambiente che lascia liberi gli attori di muoversi nello spazio a 360° coinvolgendo il pubblico nella rappresentazione. Dispiace solo per un pre-finale didascalico – il riferimento è al dialogo tra il Ministro del Tesoro e la “rimpastata” Pinardi – e una chiusura non all’altezza di tutto il resto.
La commedia, pubblicata su Sipario-bis e vincitrice nel 2013 del Premio Tragos per la Nuova Drammaturgia e del Premio Sipario Carlo Terron, è stata già prodotta da Nogu Teatro nel 2015 in occasione del NOpS Festival, vincendo la segnalazione per il Gaiaitalia Teatrofest 2016.
Intervista a Daniele Trovato
Perché hai sentito l’esigenza di raccontare in questa chiave la politica italiana?
Diciamo pure che negli ultimi 15 anni abbiamo visto di tutto, la politica è diventata grottesca e mi pareva che raccontarla in chiave di farsa, mantenendo però intatte le logiche del potere, potesse avere un effetto inaspettatamente realistico, oltre che naturalmente divertente.
Quanto tempo hai impiegato per l’intera scrittura?
L’idea è venuta in una notte, poi qualche mese per organizzare la trama e tre giorni full-time per la stesura semi-definitiva. Il testo però si presta ad assorbire la l’attualità, quindi si è evoluto per questa rappresentazione grazie alla collaborazione con la regista e con gli attori.
Cosa pensi del lavoro fatto dalla regista?
Ilaria Manocchio sta facendo un lavoro eccezionale, il modo in cui ha organizzato lo spazio scenico e l’interazione continua che ha creato col pubblico hanno aggiunto dinamicità allo spettacolo, rendendolo più coinvolgente e brillante di quanto lo avessi immaginato al momento della stesura.
E gli attori? Come sei entrato in contatto con loro
Ho conosciuto la compagnia del NOGU teatro al NOPS Festival, un interessantissimo festival teatrale che si svolge due volte l’anno e che propone al pubblico testi nuovi selezionati dalla direzione artistica. Il Rimpasto in quell’occasione ha vinto uno dei premi assegnati nella rassegna e con la compagnia abbiamo deciso di portare lo spettacolo al Teatro di Documenti e, in futuro, in altri teatri. La compagnia del NOGU Teatro è formata da giovani talenti, molto preparati ed entusiasti, è difficile non restare coinvolti e affascinati dalla serietà e dall’energia che mettono nel proprio lavoro.
La commedia è stata pubblicata su Sipario-bis e vincitrice nel 2013 del Premio Tragos per la Nuova Drammaturgia e del Premio Sipario Carlo Terron, belle soddisfanzioni…
Per un autore i riconoscimenti nei concorsi di drammaturgia e il giudizio della critica e delle giurie sono importanti, ma la vera sfida è essere rappresentati. Un testo teatrale, anche il più bello, resta inerte e non lascia vedere tutte le proprie potenzialità finché non cammina sulle gambe degli attori. In questo sono stato fortunato, perché gli attori sono bravi e hanno subito apprezzato il testo. Si vede che si divertono a recitarlo e questa è una cosa di cui il pubblico si accorge, favorevolmente.
Che messaggio vuoi dare al pubblico?
L’idea de Il Rimpasto è quella di mostrare i meccanismi che stanno dietro alla politica, spiandola in luogo “protetto” dove i potenti non sono costretti a mentire. Se i nostri grotteschi Ministri somigliano così puntualmente a quelli veri è perché la politica ha perso la propria componente ideale e sociale riducendosi, almeno nei livelli apicali, a pura rappresentazione, dove la comunicazione, le apparenze e la propaganda elettorale hanno completamente sostituito la funzione originaria della democrazia. Come recita una battuta del testo quello che si realizza nel rapporto tra personale politico e società è “La piena indifferenza civile. La rappresentazione che prende il posto della rappresentanza.”
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