Non posso crederci, avrò la possibilità di incontrare gli “Oblivion” prima di una loro replica al Teatro Bobbio di Trieste. Mi sento come una bambina a Disneyland con la differenza che le porte del parco giochi sono chiuse e non so veramente cosa aspettarmi dietro il cancello di questo “palco divertimenti” che sono gli Oblivion. Come sono a luci spente queste attrazioni del divertimento?

Carica di aspettative su tutto e di certezze su niente, mi viene incontro Davide Calabrese e mi porta in teatro dove fervono i preparativi: mentre mi guardo attorno arriva Fabio Vagnarelli che con il suo piglio umbro mi saluta e mi presenta gli altri componenti dello spettacolo, ovvero i cubi ispirati ai dipinti di Mondrian: “Lì abbiamo B1, B2, B5”.. mi sento come in una partita di battaglia navale, sicuramente mi ha già colpita l’estrema naturalezza con cui si rapportano a me e mi fanno a sentire a mio agio. Tiro fuori il registratore e una busta con scritto “Intervista jukebox”: ispirata dallo spettacolo, ho pensato di sintonizzarmi sul loro spirito di creatività preparando delle domande da pescare in un sacchetto e saranno gli stessi Oblivion a pescarle. Fabio giocherella con la busta come un bambino con un pacchetto di caramelle: tira fuori il primo bigliettino e lo scarta mentre io mi gusto il suo innato entusiasmo.

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20160223_135127 Perché la gente dovrebbe venire a vedere il vostro spettacolo?

Fabio: Mi verrebbe da dire perché no? Intanto è uno spettacolo che dura poco, già questo è importante. È a prova di prostata per gli uomini, di “quei giorni del mese” per le donne, abbiamo calcolato precisamente che tutti reggono un’ora e mezza. Diciamo poi che noi offendiamo tutti ma non offendiamo nessuno, siamo molto democristiani come questo Paese. In fondo ci sono molti perché no, forse nessun vero perché sì. Però un solo però”.

Racconta in un minuto cosa sono gli Oblivion per te

Davide: Quotidianità, stress, capricci […] divertimento, assurdità, imprevedibilità, litigate con mia moglie, treni, pane, paga, affitti, mutui, società per azioni, società a responsabilità limitata, notai, bei vestiti, microfoni, sacchetti per i microfoni, parrucche

Fabio: Quaranta!

(urla Fabio, l’orologio umbro-svizzero umano che ho in dotazione per l’intervista)

Racconta qualche aneddoto divertente sul pubblico del tour Oblivion: The Human Jukebox

Fabio: Trieste ha regalato grandi emozioni.. “go l’abbonamento”; “la mula de Parenzo”. Sabato sera Francesca – non so per quale motivo – quando abbiam detto che avremmo lanciato qualcosa tra il pubblico per scongiurare i dubbi di avere qualche complice, ha detto: lanciamo Fabio! Una signora in prima fila urla: “si! si! mi son qua!” “Signora, prendiamoci almeno un aperitivo.” “Ma mi no go soldi!” “Signora, offro io.. così è nato un discorso tra me e la signora, le lanciavo baci durante lo spettacolo. Poi me la sono trovata nel B&B, tipo Maja desnuda di Goya

Com’è tornare sul palco di quando eri ragazzo, a Trieste?

Davide: Mi hai dato dell’anziano eh!
Su questo palcoscenico ho fatto la prima cosa da professionista, era il 2000. “Un nido di memorie” di Tullio Kezich con Francesco Macedonio. Facevo l’ultimo della fila, il mimo quasi ma mi ha fatto molto piacere. Quella volta c’era ancora Orazio Bobbio che ricordo con tanto affetto che mi firmò i primi contributi ENPALS. Ad esempio entrare nel camerino dopo tanti anni mi ha fatto una certa emozione, anche perché li hanno lasciati com’erano.

Fabio, dove ti vedi fra dieci anni?

Davide: Vuoi il mappamondo?

Fabio: Non lo so dove, fisicamente o spiritualmente. Mi vedo sicuramente nel mondo. Punto.

Scegli una canzone che descriva i tuoi compagni

Davide: nel senso politico del termine? Per Fabio abbiamo “Sì, viaggiare”, per Lorenzo “No poto reposar”, grandissimo pezzo della musica sarda, ripreso dai Tazenda. D’estate ha troppo caldo e dorme per terra, ha sempre mille cose da fare che non lo fanno mai riposare, anche a causa nostra. Per Francesca in questo momento storico le darei sicuramente “Futura”, visto il bambino che porta in grembo. E per Graziana, “Ti supererò” perché va sempre più veloce di tutti”.

(Intanto arriva sul palcoscenico Francesca, che si presenta con la tenerezza di una mamma in attesa, vederla poi sul palco con quella grinta mi fa pensare che sarà veramente uno dei ruoli, se non il ruolo migliore che le sia mai capitato di interpretare).

E per Davide? Una canzone?

Fabio: qualcosa che c’entri con il mal di schiena, qualcosa che si chiami Ernia, qualcosa di Leone di Lernia comunque.

Quali sono i vostri prossimi progetti /sogni?

Davide: Graziana mi ha mandato un messaggio ieri dicendomi che aveva sognato che mi investivano e, mentre lei piangeva, tutti gli altri erano lì a chiedersi come fare a costruire lo spettacolo in quattro perché non avevano il tempo per sostituirmi.

Com’è nata l’idea di questo spettacolo?

Clara: volevamo fare una cosa diversa dal solito, abbiamo un repertorio molto vasto. Questa idea dell’estrazione è venuta a me, naturalmente.

Fai la playlist dei tre momenti più belli degli Oblivion.

Fabio: ecco, questa è bella!

Lorenzo: eravamo seduti al tavolo con l’editore del nostro primo, unico e ultimo libro, il quale stava parlando di una strategia di “sell-in”, noi abbiamo capito male e abbiamo cominciato a cantare “My heart will go on” di Celine Dion.

Uno dei collaboratori viene a ricordare che mancano solamente 50 minuti all’inizio dello spettacolo: ci guardiamo tutti straniti, il tempo è volato ma del resto è successo così anche durante lo show, l’altra sera. Ringrazio tutti – auguri fisiologici teatrali compresi – ed esco.
Fuori mi aspetta la Bora e tra me e me penso che gli Oblivion sono proprio così: travolgenti, imprevedibili, una forza della natura che fa sentire “l’aria di casa” e che spazza via tutte le nuvole.

Andare a teatro a vederli è come entrare in un “palco divertimenti”: si torna bambini, si riscoprono entusiasmo, voglia di giocare e ridere “offendendo tutti senza offendere nessuno”: non vi stancherete mai di salire sull’attrazione di questi jukebox viventi!
Quindi, ispirandomi allo spirito democristiano ricordatomi da Fabio, dico:

Beati coloro che assisteranno a “Oblivion: The human Jukebox”! Andate (a ridere) in pace!

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