Per la prima volta allo Stabile regionale va in scena “Il Sindaco del Rione Sanità”, un capolavoro della drammaturgia del Novecento, firmato dall’indimenticabile Eduardo de Filippo. L’accurata e raffinata regia di Marco Sciaccaluga, l’interpretazione corale convincente e un’altra magistrale interpretazione di Eros Pagni, rendono questo “battesimo teatrale” una carta vincente nel cartellone della Prosa del Rossetti.
Don Antonio Barracano, figura di prestigio del rione Sanità, trova una soluzione per ogni membro della comunità che si reca nella sua villa per chiedere udienza: una sorta di sindaco che gestisce, con risolutezza e discrezione, l’ingombrante fardello della giustizia privata, fondato su una serie di crimini, vendette e raggiri.
La scenografia che si fonda su un originale piano inclinato in cui tutti i personaggi e gli oggetti rimangono incredibilmente stabili sembra rappresentare l’instabile solidità del rione sanità di Don Antonio. Questo sindaco atipico nasconde abilmente il ciclo criminale sotto la sua ala protettrice, sostenuto dalla famiglia, dall’autorità riconosciutagli da tutti e dall’appoggio professionale dell’ormai disincantato dottor Fabio Della Ragione, che sistema in privato ciò che all’ospedale desterebbe troppo sospetto.
Don Antonio e Fabio Della Ragione, l’uno con il suo codice penale e l’altro con il suo bisturi, ricuciono la piaga delle vendette personali del rione Sanità: creditori, aguzzini e anche povera gente come Raffiluccio Santaniello che dichiara di volere uccidere il padre, reo di averlo diseredato e ridotto alla fame, assieme alla sua compagna incinta. Don Antonio prova a sistemare la faccenda recandosi dall’uomo, Arturo, ma il confronto finisce con un colpo di coltello che raggiunge Don Antonio, rendendolo cosciente del fatto che di lì a poco morirà. In un ultimo atto di magnanimità, il Sindaco del rione Sanità organizza un pranzo in cui invita tutti, compreso il suo assassino: durante il banchetto pacificatore, tra brindisi e portate gustose, Don Antonio muore, convinto di aver sistemato ancora una volta ogni cosa, secondo il proprio personale senso di giustizia.
Nell’allestimento di Sciaccaluga capeggiano due versi del Riccardo II di Shakespeare: “La morte è povera cosa / ma chiude una ferita mortale”: la ferita che porta Don Antonio alla morte – rappresentata in maniera così realistica e toccante da Eros Pagni – è stata inflitta da Arturo Santaniello, la “carogna” che ha diseredato il figlio Raffiluccio.
La pugnalata che in realtà sembra infliggere la vera ferita mortale avviene post mortem per mano del fidato collaboratore di Don Antonio, il medico Fabio Della Ragione che, invece di firmare un falso referto di morte per collasso, dichiara l’omicidio, praticando una propria giustizia, assopita e messa a tacere per ben 30 anni al servizio della personale idea di legge di Don Antonio.
Nello spettatore rimane vivo il dubbio su quale dei due sia veramente l’eroe della situazione: la tirannica giustizia di Don Antonio che cela ma contiene la criminalità privata del rione Sanità o il ravvedimento del dottor Della Ragione che squarcia tale piaga con il rischio che prenda il sopravvento ma la dichiara apertamente?
Premiato come miglior spettacolo dell’anno alle Maschere del Teatro, quest’allestimento del Sindaco del Rione Sanità sarà in scena al Rossetti fino a domenica 28 febbraio.