Come ogni commedia che si rispetti, ritmo, divertimento e risate sono inscindibili. Due ore di ordinaria follia a rincorrere l’amore mediante malintesi e travestimenti. Raggiungere il cuore di chi si ama è forse bugia o abbaglio? Shakespeare è il Re di questo mistero.
Un’altra volta Mimmo Strati. Al Teatro delle Muse di Roma, dal 4 al 23 febbraio, ancora una rivisitazione de il Bardo per la ricorrenza dei 400 anni dalla sua morte.
Sarà ancora possibile assistere allo spettacolo La bisbetica domata di William Shakespeare, messo in scena dalla Compagnia dei Bardi. Formata da Mimmo Strati, vede in scena lo stesso Strati, il quale ne cura anche la regia, Cesare Cesarini, Anita Pusceddu, Chiara Alivernini, Francesco Falco, Francesco Trifilio, Tommaso Moro, Claudio Zaccaria, Armando Bottaro, Alessandro Lerman, Danilo Mustafà, Michela Aloisi, Sarah Scola e le piccole Chiara e Sofia Strati.
Con quest’opera Shakespeare addita la critica nei confronti del ruolo della donna del suo tempo analizzandone la psicologia. Opponendosi alle regole sociali dei matrimoni combinati per interesse o prestigio, nella figura di Caterina mostra i conflitti interiori di una moglie domata dal matrimonio, quello con Petruccio.
L’acuta intelligenza femminile, il coraggio e l’ostinazione sorreggono nel difficile rapporto matrimoniale. Shakespeare, non avendo considerazione positiva della natura femminile, tuttavia ne sottolinea civetteria e superficialità perché attratta dal lusso e dall’apparenza esteriore.
La commedia evidenza sotterfugi per raggiungere l’amato, sempre sviluppati con ironia e cari all’autore. Lo sfondo è storia. Una Londra sotto assedio e colpita dalla peste (1593-1954). La Regina Elisabetta fa chiudere tutti i teatri e gli attori fuggono, costretti a girovagare per recitare e sopravvivere.
Interessante la chiave con la quale la Compagnia dei Bardi sviluppa e sviscera la vicenda, dando rilevanza allo scambio di ruoli e di personaggi. L’interscambiabilità sottolinea lo status sociale in cui le donne non potevano recitare se non camuffandosi da uomini.
Quando mancavano dei personaggi, gli attori prendevano in prestito dei vagabondi conferendo loro dei ruoli all’interno della performance. L’entrata in scena di uno dei tanti è una furbata. A lui il compito di domare la bisbetica con il nome di Petruccio, il quale ribalta la trama pensata.
La commedia vede lo stesso Sheakspeare nel ruolo di Bianca. Tommaso Moro è ambedue. Una delle sue prime opere dove l’improvvisazione è anch’essa protagonista, grazie a piccole tecniche quali il freeze, per immobilizzarsi e mantenere le pose dell’istante.
Chiara Alivernini, recita Lucenzio e Francesco Falco il suo servo Tranio. Francesco Trifilio è Licio; Cesare Cesarini, Petruccio; Anita Pusceddu veste i panni di Battista Minola, padre delle due sorelle Caterina e Bianca, rispettivamente Mimmo Strati e …
Gremio ed Ortensio, Francesco Trifilio e Armando Bottaro, corteggiatori di Bianca escogitano piccoli travestimenti per conquistarla, ma Lucenzio, fingendosi suo maestro e innamoratosi al primo sguardo, alla fine la conquista. Ma la bellissima Bianca non potrà sposarsi se prima non si troverà un marito per Caterina.
Due caratteri e due bellezze differenti legano le sorelle. Una irriverente, selvatica e arcigna, l’altra bella e amorevole, alla fine riescono a far cadere ai loro piedi i rispettivi mariti.
Simpatia, empatia, ritmo e energia, riescono a stupire il pubblico tra scaramucce, poesia, metafore e tranelli. Un narratore introduce ogni nuovo capitolo che si apre di fronte a noi.
Buona la recitazione di ogni attore, sebbene la precedente performance Sogno di una notte di mezza estate, ce la ricordiamo più cadenzata e fluida.
Nei dialoghi si è intuito qualche cambiamento, grazie all’inserimento di frasi e modi di dire attuali. Ci si chiede sempre cosa non si farebbe per amore, per arrivare alla meta. Il cuore di chi si ama.
Ogni piccolo passo è strategico in ambienti esterni e interni. Padova e Verona sono le città cardine. Una fontana e delle gradinate per il primo atto; un tavolo, un balconcino, e una tavolata per il secondo atto e il gran finale.
Con questo spettacolo, quest’anno, si conclude la trilogia shakespeariana, dopo Romeo e Giulietta e Sogno di una notte di mezza estate.
Come in tutte le commedie il divertimento è assicurato!
Federico Larosa ha incontrato Cesare Cesarini e lo ha intervistato per noi
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Foto: Sergio Battista