Diretto da Nicola Bellucci e scritto in collaborazione con Lucia Sgueglia, Grozny Blues è uno dei documentari in concorso al 27° Trieste Film Festival proiettato ieri 27 gennaio alla Tripcovich, la Cecenia di oggi attraverso gli occhi delle donne.
Grozny Blues è come uno zapping tra passato e presente di una città che “brucia dal 1994”. Grozny è in Cecenia. La Cecenia. Uno di quei posti di cui si sa e non si sa; o di cui si ha una conoscenza talmente vaga e sommaria da avere come l’impressione che si tratti di un posto lontanissimo sulla cartina geografica. E comunque i poco più di quattromila km di distanza da Roma, non bastano a giustificare il silenzio intorno alle azioni di pulizia etnica, rapimenti, soprusi e abusi contro ogni forma di libertà individuale.
Grozny Blues è uno sguardo sulla situazione attuale di una Cecenia calata nel silenzio, di cui sia la Comunità Internazionale che gli organi di stampa, hanno smesso di parlare, archiviando tutto come situazione risolta.
L’intero racconto è affidato agli occhi di alcune donne, che fin dagli anni ’90 si sono preoccupate di raccogliere materiali affinché si potesse documentare cosa stesse succedendo a meno di duemila km da Mosca.
Grozny Blues è realizzato come un collage di immagini tra il materiale racconto in precedenza e un girato dell’attuale situazione.
Una narrazione che avviene attraverso le parole di donne che parlano con altre donne. Donne che sono madri di figli rapiti; donne che sono mogli di mariti uccisi, donne che sono figlie di genitori sterminati.
L’impietoso racconto di una guerra dimenticata e per certi versi mai conosciuta davvero. Ne deriva uno scollamento sociale dove generazioni, cresciute dentro il sistema finto liberale ma contaminato da antiche tradizioni, si ritrovano ad avere usi e costumi apparentemente in contrapposizione tra di loro.
Grozny, una città dove non c’è posto neanche per il blues, ma dove le attiviste per i diritti umani ogni giorno lottano al fianco di coloro che ne hanno bisogno.