Chiara Civello.Un quadro rosso. Una figura sinuosa che oltre che esplodere nella sua arte canora sfoggia una sensualità e una passione inconfondibili. Passato e presente si intrecciano per incantare e essere invitati a schioccare le dita per accompagnare l’orchestra e l’artista.
Il jazz. Una forma musicale apparentemente chiassosa e imperfetta e non sempre di facile comprensione. Nato a New Orleans nel XX secolo, è un genere musicale popolare che si è sviluppato tra il 1915 e il 1940, identificandosi come musica d’arte tipicamente afroamericana. Si evolve grazie agli africani deportati e schiavizzati negli Stati Uniti i quali cantavano per rendere più leggero il lavoro nei campi.
Dal ’30 al ’40 viene considerato musica da ballo dominante e i brani delle big band furono ai primi posti delle classifiche. Successivamente l’attenzione del pubblico statunitense verso questo genere si assottiglia, ma il jazz ha richiami in Europa e nel resto del mondo. Tendenza che inizia con il movimento bebop nel ’45, raggiungendo l’apice negli anni ’60 con il free jazz e guidando i musicisti a un’emancipazione totale e versatile.
Negli anni ’80 la generazione di giovani musici infonde nuova vita grazie all’introduzione di diverse tendenze. Nascono scuole di jazz europeo, stile main-stream, e altre contaminazioni confluiscono nel fusion, nell’acid jazz per attingere a tradizioni musicali etniche verso la world music.
Ancor oggi il jazz è considerato una musica alta, particolare da ascoltare e da seguire. Molti artisti sono influenzati dalla corrente jazzistica e se ne scoprono di nuovi. Chiara Civello è una delle protagoniste.
Esordisce nel 2005 con il suo primo album Last Quarter Moon – Verve Records, etichetta americana. Attualmente ha 5 album e 11 singoli pubblicati. Vince il Premio Multishow nel 2012 per la miglior canzone dell’anno, Problemi, colonna sonora di una telenovela brasiliana. Nei suoi brani è solita suonare chitarra e pianoforte con incredibile trasporto.
Abbiamo avuto il piacere di assistere, per la prima volta, a uno dei suoi concerti. Una performance gradevole e piena di ritmo all’interno della Sala Sinopoli, Auditorium Parco della Musica. Il 10 dicembre clamore e energia sono stati connessione elettrica alla vita musicale.
La cantautrice, accompagnata dalla Salerno Jazz Orchestra, si è esibita in It’s Wonderful. Il progetto Canzoni è un riadattamento di brani famosi, sia italiani che stranieri, da parte della stessa orchestra. Creata nel 2007 è diretta dal M. Stefano Giuliano e composta di 20 elementi. Promuove il jazz campano a livello nazionale conferendole collaborazioni con artisti famosi.
Una scaletta incentrata soprattutto sui nuovi lavori ove presente e passato si intrecciano per incantare. La voce calda e profonda di Chiara Civello, adattabile, fa davvero immergere dentro note ritrovate e rielaborate, atmosfere cariche di melodie sinuose e ardenti.
Contaminazioni sonore protagoniste si sono appropriate di noi, avvolgendoci nel jazz, nel ritmo brasiliano riecheggiando la colonna sonora del film Metti una sera a cena, nel blues e nel ritmo spagnolo di Que me importa el mundo, traduzione di Che mi importa del mondo.
Con Resta, E se e A me non devi dire mai, l’artista si immerge in se stessa. Momenti in cui l’amore viene espresso in modo intimo e sentito. Chitarra, pianoforte e voce, luci rosse come sfondo, sono un trittico affascinante. Le parole si confondono nonostante l’impeto chiaro e percettibile in E se. Calma, stupore, inganno d’amore, sono emozioni grandi e dolci le quali evocano malinconia.
Vasco Rossi – Va bene così, è stato completamente spogliato della sua immagine rock. In chiave jazz entra in un altro mondo. Azione e ritmo denotano la sensualità dei movimenti della Civello trasformandosi in dimensioni frizzanti. Fever, Via con me, Incatevole, Con una rosa, When I fall in love esprimono ritmi vitali e invitanti al ballo.
L’espressione jazzistica vive nel brano strumentale iniziale e in Fever. Gli ottoni si forgiano della loro arte. Trombe, Sergio Vitale, Nicola Coppola, Gianfranco Campagnoli, Corrado Pinto, tromboni, Raffaele Carotenuto, Alessandro Tedesco, Aniello Sessa, Antonio Di Somma, e saxes, Stefano Giuliano, Giusi Di Giuseppe, Giuseppe Plaitano, Tony Panico, Giuseppe Esposito.
Tutti invitati a schioccare le dita in sala si segue il ritmo. Ognuno con il suo strumento suona il suo pezzo. E’ un caos? No, è il jazz. Momenti sonori indimenticabili che tracciano la professionalità dell’orchestra. Insieme, poi, riprendono la melodia comune per terminare il pezzo.
Al piano, Marco De Gennaro, al contrabbasso, Domenico Andria, e alla batteria, Sergio Di Natale.
Il retrò lo abbiamo assaporato con il brano Veleno. Emblema anni ’50, con le ospiti Ladyvette, che hanno donato un salto nel passato e nell’eleganza di quei tempi.
Una versatilità che definisce un’artista e l’amore per il suo mestiere, ciò di cui ha saputo circondarsi, frequentando scuole professionali e entrando nel firmamento dei nuovi songwriter internazionali.
Potremmo definire la cantautrice un animale da palcoscenico che con sorriso, gioia, amore e gratitudine dona ogni singolo sorriso al mondo grazie alle sue capacità canore, alla sua felicità di fronte la vita e al suo pubblico.