Dall’uno al 25 ottobre va in scena, al teatro Agorà di Roma, “Il brevetto dell’anima” scritto e diretto da Luciano Capponi.
Daniele Aldrovandi, Lollo Frizza, Giulio Brando, Valentina Scorsese, Bessy Bang, Stefano D’Angelo e Penny Brown sono quindi i protagonisti del genio e della penna di Capponi.
Ambientata in un anno imprecisato del Medioevo, la vicenda si svolge interamente alla corte di un re vecchio e morente che, incerto sul futuro del proprio regno, combatte strenuamente contro l’inevitabile trapasso.
Attorno a lui si muovono anche le vicende degli altri personaggi schierati, chi più volontariamente chi meno, in due fazioni. Da una parte la regina, più giovane del re, e la futura moglie del principe che vorrebbero prendere il controllo sul regno. Dall’altra i due strampalati cortigiani e l’ingenuo principe, tutti e tre indecisi se unirsi ai rivoltosi o rimanere fedeli.
A smuovere la situazione e gli animi dei protagonisti ci penserà un giullare bandito molto tempo prima e tornato a corte su richiesta del re. Alan Bicco, questo il nome del nuovo arrivato, sarà l’unico in grado di cambiare le cose.
Spettacolo sicuramente da vedere, “Il brevetto dell’anima” si presenta al pubblico come non appartenente ad una vera e propria categoria. Tragedia, commedia, musical, dramma ed elementi fantasy si mischiano e si alternano sul palco apparentemente senza alcuna logica donando alla rappresentazione un lato surreale in grado spiazzare il pubblico.
Punto di forza dell’opera di Capponi è anche l’intelligenza e l’abilità con cui il regista dirige lo spettacolo ed i suoi elementi tecnici.
I filmati, ben studiati per non risultare troppo lunghi, riescono a regalare un eccellente esempio di come anche il teatro, sebbene più antico rispetto al cinema, possa acquisire un valore aggiunto grazie all’utilizzo di un media “rivale”.
Tra surrealismo e follia, “Il brevetto dell’anima” riesce quindi a guadagnarsi un posto tra i migliori spettacoli di ottobre.