di Giulia Paciotti
L’uomo in crisi di coppia: ON per ricostruire, OFF per fuggire
Sul palco di casa De Servi arriva quel momento del matrimonio in cui l’istinto femminile si accorge che qualcosa non va più. La solidità della casa e delle colonne, la sicurezza e il calore che può dare un accogliente salone con camino, o un arredamento ricercato, non bastano a coprire le crepe che avanzano in solchi sempre più profondi. Insieme a te non ci sto più, oltre ad essere il titolo dello spettacolo è anche la colonna sonora, in versione Battiato, che abbraccia i due protagonisti, ricordando ciò che si cerca in un amore, “la tenerezza che non ho, la comprensione che non so trovare in questo mondo stupido” e che quando non si trova più nell’altro, si cominciano a guardare “le nuvole lassù”, aspirando a nuovi ideali.
Andrea (Alessandro Tirocchi) è un architetto stressato dalle banali richieste della sua cliente (Morgana Giovannetti), affatto innovative, che non gli permettono di esprimere gli aspetti creativi della sua professione. Il ritorno a casa è uno sprofondare sul divano a guardare la tv, a distogliersi dall’amarezza delle sue giornate. La moglie Arianna (Siddhartha Prestinari), pilastro della casa più che della vita di Andrea, è tormentata da un sogno che fa tutte le notti, scongelare pesci, e presto si accorge che il freezer è proprio il suo matrimonio. Il terremoto si appresta ad arrivare e la coppia viene inaspettatamente salvata da altri due personaggi che si immergono nella storia: un muratore rumeno, laureato in psicologia (Matteo Vacca) e una zingara (Barbara Russo) che legge la mano e il futuro, o sa semplicemente leggere negli occhi.
Il regista Michele La Ginestra crea con il suo spettacolo un dialogo continuo con il pubblico, affidato agli attori e alla scenografia. La storia salta dal 1989 al 1992 solo con un cambio di luce, si passa da Che Guevara a Eros Ramazzotti, da installazioni di “Panic ROOM” nelle case, a sedute psicoterapeutiche dal dottore rumeno. La crisi della coppia e le crepe della casa sembrano riflettere il cambiamento che il mondo subisce in quegli anni: il crollo del muro di Berlino, la fine della guerra fredda, il flusso sempre crescente di immigrati.
Per Andrea la casa è sinonimo di solidità e sicurezza, e questo gli basta a sentirsi protetto. Le crepe sono avvertimenti invisibili che non coglie. Quando la casa crolla, così come la sua storia, corre ai ripari, spaventato dalla parola “ricostruire”.
“L’uomo, nel senso di maschio, ha solo un pulsante. Può essere ON o OFF. E quindi non vede i problemi sul momento. Se ne rende conto sempre dopo. Distruggere tutto è più semplice – dice La Ginestra – ma il segreto per una coppia solida è il confronto. Affrontare insieme gli ostacoli, per poi costruire insieme una nuova realtà.”
In scena al Teatro de’ Servi di Roma fino al 25 Novembre.