Identità e memoria sono legate dal sottile fil rouge della fotografia. A spiegarci questo rapporto è Ferdinando Scianna in occasione della presentazione alla Libreria Liberrima di Lecce di due volumi editi a distanza ravvicinatissima. “Visti e scritti” e “Lo specchio vuoto. Fotografia, identità e memoria” sono, infatti, in ordine di tempo, le ultime fatiche bibliografiche del grande fotografo italiano. Edito da Contrasto l’uno e da Laterza l’altro, sono rispettivamente una raccolta di 350 ritratti e una riflessione sul rapporto tra fotografia e identità.
Oltre cinquant’anni di esperienza maturata intorno alla fotografia con e senza la macchinetta -come fotoreporter ma
anche come teorico e pensatore del mezzo e della tecnica fotografica – Ferdinando Scianna non solo è uno dei più grandi fotografi italiani di sempre, ma è anche una pietra miliare in Italia per l’analisi della fotografia come mezzo espressivo, culturale e sociale. Attenzione, però, a chiamarlo “maestro”. Lui si rapporta agli altri in maniera informale, racconta aneddoti e riflessioni sulla sua esperienza senza far pesare il suo rispettoso e ingombrante bagaglio personale. Tutt’altro. Brillante ed esaustivo nell’analisi, dialoga con il pubblico riuscendo a svelare verità che sembrano esser state lì da sempre ma che nessuno aveva mai avuto la lucidità di cogliere.
«La fotografia ha cambiato e ha distrutto il nostro rapporto con la memoria» – spiega Scianna. «Essa morirà per eccesso di fotografie» – continua, facendo notare come in un tempo in cui siamo sommersi da immagini, finiremo paradossalmente per non avere più testimonianze visive della nostra epoca. «Oggi nessuno stampa fotografie, non esiste più l’album di famiglia. Questo significa che i nostri nipoti non sapranno più come eravamo da giovani o cosa indossavamo quando ci siamo sposati». La memoria è un tema caro a Scianna come si evince dalla produzione degli ultimi anni. “Visti e scritti”, infatti, è una raccolta di ritratti a personaggi più o meno famosi che il fotografo ha incontrato lungo il suo percorso. Ogni scatto è accompagnato da un testo in cui l’autore racconta alcuni tratti del soggetto fotografato, il loro incontro e il loro rapporto. Il tutto organizzato in un alternarsi fluido di immagini e parole come in un flusso di memoria.
Sul tema dell’identità si rilette, invece, all’interno dello “Lo specchio vuoto”, uscito in questi giorni per Laterza. Il faticoso percorso che porta il soggetto a riconoscere se stesso in un altro da sé, come avviene in una fotografia, è un tema da sempre dibattuto fin dal mito di Narciso, in cui immagine e identità sono le due facce della stessa medaglia.