Si può continuare a parlare di Seconda Guerra Mondiale e nazisti trovando una chiave diversa ed insolita? “Suite francese”, in uscita oggi al cinema distribuito da Distribuzione Videa per la regia di Saul Dibb ci riesce con un film avvincente, tragico e intimo.
Tratto dal romanzo di successo omonimo scritto da Irene Nemirovsky, pubblicato nel 2004 dopo che la figlia trovò la voglia ed il coraggio di leggere i diari della madre deportata ad Auschwitz dove trovò la morte nel 1942 appena trentanovenne.
Con sua grande sorpresa scoprì quello che doveva essere un romanzo strutturato in cinque parti che però Irene non riuscì a portare a termine. Ne restarono solo due parti: Tempesta in giugno e Dolce.
Se nella prima si parla di dell’esodo dei civili da Parigi in coincidenza dell’arrivo dei nazisti, in Dolce è la vita di campagna di un paesino appena fuori la capitale francese che deve far fronte all’arrivo in massa dei rifugiati il centro della vicenda. Questo, ma soprattutto l’incredibile storia d’amore tra una giovane francese ed un soldato tedesco, il vero fulcro.
Lei è Lucile Angellier interpretata dalla tre volte candidata all’Oscar Michelle Williams. Il marito è via per la guerra e la giovane si trova a dover vivere nella dimora nobiliare in soffocante coabitazione con la tirannica suocera interpretata da una fantastica Kristin Scott Thomas.
Con l’arrivo di una truppa nazista in paese, viene dislocato da loro l’ufficiale tedesco Bruno von Falk ( buona anche la prova di Matthias Schoenaerts). Colto ed estremamente educato, è un soldato che si trova incastrato in una stagione che non avrebbe mai voluto dover vivere. Sarà una passione in comune con Lucile ad agevolare la loro conoscenza: la musica. Cresciuto in una famiglia di militari infusa di un forte senso del dovere, ha la musica come motore che lo fa andare avanti malgrado tutto.
E’ proprio il ritratto dell’ufficiale tedesco( fuori dagli schemi che vedono ogni soldato tedesco un boia senza scrupoli) e della donna che scoprirà cosa c’è dietro la divisa, a fare la differenza in questo film che si basa su una storia vera. Le reazioni della gente di fronte alla guerra tirano fuori dalle persone il meglio ed il peggio, lo si sa. Il racconto non fa sconti quindi anche a parte della popolazione civile che non finisce tutta nel calderone dei buoni in contrapposizione ai macellai nazisti.
C’è il Visconte meschino (Lambert Wilson) con la moglie avida e senza scrupoli che fa affari con i tedeschi in cambio di un occhio di riguardo e il contadino (Sam Riley) che non cede ai ricatti del vile e spregevole ufficiale nazista che vuole approfittare della moglie di questi (Ruth Wilson).
In questo film in cui la donna è al centro, ognuna reagisce in modo diverso alla tragedia che gli si para dinnanzi con nel caso di Celine (Margot Robbie).
“Suite francese” è una co-produzione Anglo-Franco- Belga con la gran parte degli esterni girata in Belgio e solo alcune in Francia. Opera sottile e fuori dagli schemi per quanto riguarda i temi, è al contempo classica e rigorosa nella sua rappresentazione. Una buona occasione per riflettere senza cadere in revisionismi folli e sconcertanti.