Norvegia. Diario di viaggio. Terza parte
Da Flam ad Alesund.
Alcune situazioni dovrebbero essere denunciate ad Amnesty International.
Come dare una camera con bagno all’esterno. Ovviamente camera e bagno che si trovano in una Norvegia dove un secondo si e l’altro pure, piove. È un corso di sopravvivenza, dopotutto.
Finito questo viaggio, potrò dire di essere un vichingo (e usare i loro cappelli vichinghi e le mutande con corna di renna).
Da Flam ad Alesund sono 9 ore di pullman. E traghetti. E pullman su traghetti. Musica nelle orecchie e laghi su uno schermo 40 pollici. Ho scoperto che i ghiacciai sono azzurri. Ho capito che in Norvegia se non hai i capelli rossi, tendi a tingerli di blu. Ho capito che è facile perdersi, se sai cosa ascoltare. Ho capito che i norvegesi non amano fare ponti. Ma amano le gallerie. Ho capito che qui, la cipolla, la usano anche per lavarsi i denti. Ho capito che tutto il mondo è paese e che non ci sono più le mezze stagioni.
Dopo nove ore di pullman (e traghetti, e pullman, e pullman su traghetti), arriviamo ad Alesund. La città è molto carina. Un porto (sono tutti porti..) con un canale che taglia la città. La caratteristica di questa città è un promontorio al centro, in un parco, con un dislivello di 600 metri. Percorribili con comodi scalini. Fatto su e giù almeno due volte per capire se il tramonto valesse la pena di essere fotografato da li, il tempo si prende beffa di me, piazzando all’orizzonte un banco di nubi. Appollaiato sul ciglio di questo promontorio aspettiamo circa un’ora.. Ma purtroppo, come sempre, sono poche le cose che si riescono a programmare. Decido allora di fotografare gli ultimi minuti giù, al canale, vicino ad un piccolo faro. Inseguo questo tramonto.. Ma purtroppo non vuole farsi catturare. Molesto un solitario pescatore e ascolto il rumore del mare e dei gabbiani, custodi del respiro del nord. (quello senza cipolla.)
[… il viaggio continua …]
Intanto per chi si fosse perso le puntate precedenti Prima parte. Seconda parte.