La spia: film d’addio di Philip Seymour Hoffman da oggi nelle sale

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Esci dalla proiezione maledicendo quel 2 febbraio 2014…

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Non so se siete appassionati, ma è un po’ come quando riascolto un brano di Amy Winehouse e penso a quale spreco e grande perdita.

E’ lo stesso che mi è capitato assistendo a La Spia – A most wanted man, nuovo film di Anton Corbijn, e avendo ammirato l’interpretazione magistrale di Philip Seymour Hoffman in quello che resterà il suo ultimo lavoro.

Presentato in anteprima alla nona edizione del Festival Internazionale del Film di Roma appena concluso, il film è tratto dal romanzo di John Le Carrè “Yssa il buono” che con questo arriva ad otto libri adattati per il grande schermo.

Per chi lo ha letto sembrerà subito evidente il diverso accento posto sul personaggio di Gunther Bachmann (capo di una organizzazione anti terroristica), interpretato appunto da Hoffman, che nel romanzo era uno dei tanti e che nella trasposizione cinematografica diventa il perno, e non poteva essere altrimenti, su cui ruota l’intero plot.

Dobbiamo ringraziare la fidanzata di Corbijn  in qualche modo, poiché appena lesse la sceneggiatura di “La Spia”, pensò subito all’attore di Fairport per la parte di Gunther .

L’incontro tra il regista olandese e l’attore avvenne durante un servizio fotografico per Vogue nel 2011 e nelle pause il tempo era occupato dalle discussioni sul testo del film.

Un film che il pressbook definisce come  un action thriller ma che in realtà si rivela essere una magnifica spy story giocata tutta a livello psicologico.

Di azione ce n’è poca ma la trama si dipana comunque vivacemente, incuriosendo e avvincendo lo spettatore di minuto in minuto.

Dialoghi azzeccati e una regia snella, essenziale e rigorosa compongono un puzzle perfetto in cui ogni tassello va al posto giusto  mossa dopo mossa.

Merito di Corbijn e della sua grande sensibilità. Appena al terzo lungometraggio dopo “The American” in cui diresseGeorge Clooney e l’esordio folgorante di “Control”, biopic su Ian Curtis, sfortunato leader dei Joy Division portato in scena meravigliosamente da Sam Riley ed esaltato da un bianco e nero affascinate ed incisivo, Corbijn fa centro anche questa volta.

La sua carriera da fotografo lo ha posto in vetta e le collaborazioni con nomi come U2, Depeche Mode, Tom Waits o Patti Smith sono li a dimostrarlo.

Le vicende si svolgono ad Amburgo  (38 giorni di riprese nella città anseatica, più altri 2 a Berlino)  dove troviamo un uomo in fuga ( Grigoriy Dobrygin che interpreta Yssa Karpov), presunto terrorista ceceno, seguito ma non acciuffato immediatamente da Bachman e il suo pool, nella speranza che i suoi movimenti li conducano ai vertici della gerarchia terroristica.

Il banchiere Tommy Brue ( un William Dafoe forse poco sfruttato ma assolutamente centrato) è agganciato da Gunther per fungere da esca. Una giovane avvocatessa, la bellissima e altrettanto brava Rachel McAdams veste i panni dell’avvocatessa Annabel Richter che a proprio rischio tenta di aiutare Yassa Karpov.

Un cast superbo dunque, che può vantare anche la vincitrice del Golden Globe Robin Wright, l’indecifrabile agente della CIA  Martha Sullivan.

Un film che sonda i sentieri delle nostre paure. Quelle legate al terrorismo internazionale ma anche e soprattutto, per usare le parole dello stesso Hoffman “una storia umana con esseri umani su governi e organizzazioni di spionaggio che vengono generalmente raccontate con uno stile sgargiante e romantico anche se in tutto ciò non c’è niente di romantico.”

Due ore di grande cinema che passano velocemente e che da oggi potrete godervi anche voi per riflettere ed emozionarvi.

DATI TECNICI

Regia: Anton Corbijn

Soggetto: John le Carré

Sceneggiatura: Andrew Bovell

Produttore: Gail Egan, Stephen Cornwell, Malte Grunert, Simon Cornwell, Andrea Calderwood

Produttore esecutivo: Sam Englebardt, William D. Johnson, John le Carré, Tessa Ross

Casa di produzione: Film4, Senator Film, The Ink Factory, Potboiler Productions, Amusement Park Films, Demarest Films

Distribuzione (Italia): Notorious Pictures

Fotografia: Benoît Delhomme

Montaggio: Claire Simpson

Musiche: Herbert Grönemeyer

Scenografia: Sebastian T. Krawinkel

Costumi: Nicole Fischnaller

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