Globe Theatre. Come ogni estate: “Shekaspeare”
Frasi che stimolano l’intelletto negli intrecci dei dialoghi tra i personaggi. Agilità sul palco, canti e balli. Una festa quasi folcloristica per dare idea di dove è ambientata la commedia. Andamento armonico e pulizia registica guidano lo spettatore a una visione leggera e non pesante.
Il 22 agosto il debutto di Molto rumore per nulla al Globe Theatre di Roma, sotto la direzione artistica di Gigi Proietti e alla sua 11ma stagione, ha riscosso un successo caloroso.
Diretto da Loredana Scaramella, assistita da Francesca Cioci e Ivan Olivieri, lo spettacolo è frutto di un’espressività semplice e lineare. Traduzione e adattamento sono a cura di Loredana Scaramella e Mauro Santopietro. Prodotto da Politeama Srl sarà possibile vederlo fino al 7 settembre.
Gli attori si sono dimenati sul palco scandendo il tempo tra musica, canti e tarantelle.
La Puglia, terra calda e passionale è ambientazione per la tragicommedia di Shakespeare.
L’andamento armonico è ricco di particolari. Studio meticoloso, i movimenti di scena, resi possibili grazie alla persona di Alberto Bellandi. Minuzie. Dall’apertura della botola, per esempio, il sapore di suono metallico coinvolgerà di certo lo spettatore. Un solo pensiero: la fatica è premiata con ottimi risultati.
Due figure ne escono, dalla botola, le guardie. Si vive. Iniziano i momenti ilari intervallandosi alla vicende intorno a Benedetto, Ero e Beatrice. Agilità, divertimento e dizione curata rendono espressiva la comicità e gli attori, Jacopo Crovella, Federico Tolardo, Carlo Ragone e Cristiano Caccamo, ne escono virtuosi.
Il sipario è a scena aperta. Si simula l’azione del suono di un carillon ed è debutto. Lenzuoli bianchi stesi su corde. I protagonisti entrano e escono simulando la vita cittadina, dove in piazza si concentra l’insieme di dicerie e di gente, movimento delicato e arioso.
Entrano così, gli attori tutti. Alacri, solerti e dinamici. Voci al vento, imperiose, ironiche e calde.
Lara Balbo, Margherita, Fausto Cabra, Claudio, Cristiano Caccamo, Sorba / Messo, Mimosa Campironi, Ero, Federigo Ceci, Don Pedro, Jacopo Crovella, seconda guardia, Diego Facciotti, Frate Francesco, Alessandro Federico, Borracio, Daniele Griggio, Leonato, Roberto Mantovani, Antonio / giudice, Matteo Milani, Don Juan, Barbara Moselli, Beatrice, Ivan Olivieri, Corrado, Loredana Piedimonte, Orsola, Carlo Ragone, Corniolo / Baldassarre, Mauro Santopietro, Benedetto, Federico Tolardo, prima guardia.
Impeto di dialoghi. Ritmati e ben scanditi suscitano risate e scroscianti applausi. Dimostrano che la rappresentazione, pulita, tra musica, canti e balli, è mescolanza di piacere e di intensità.
L’emozione dirompe. L’opera declamata è densa di messaggi, anche attuali, e una sovrapposizione di situazioni può essere paragonata all’oggi.
La trama è nota. Qui ci troviamo di fronte a un gruppo di soldati che torna dalla guerra. Invadendo lo spazio femminile, finite le battaglie, la commedia sviscera ciò che è nel mezzo.
Il dopo guerra e prima della pace, dopo il separato e prima dell’unito. Una specie di inter-regno. La parola diventa ponte tra i due mondi, il maschile cerca di accordarsi al femminile. Una lenta osmosi, ricerca e assunzione di identità.
Il punto di vista della regista Loredana Scaramella è la sua nota di regia, Tra il baco e la farfalla. Fa intuire come ha saputo sviluppare la vicenda, dando rilevanza alla parola. Potere importante, da utilizzare con cognizione.
Concentrazione che lei stessa impiega per il lavoro di traduzione del testo in prosa Molto rumore per nulla. Infatti, da un’intervista, spiega la sua attenzione alla parola. Si perde sempre qualcosa tra il testo integrale e la propria traslazione. Le differenze sono legate al suono e al ritmo. Con libertà si è potuto giocare con la parola, tanto che la re-interpretazione dei blank verse, in endecasillabo sciolto, ha permesso di far risaltare, con vigore, le parti comiche in scena.
Le musiche a cura di Stefano Fresi, sono eseguite dal vivo da Michele di Paolo, Antonio Pappadà e Lorenzo Salvatori. Donano momenti intimi e ritmati, sia sulla balconata, dove una chitarra accompagna gli attori/cantanti, Cristiano Caccamo e Jacopo Crovella e sia durante la breve pausa dell’intervallo dove la gioia viene espressa nella ritmica salentina con pizzica e canzoni tipiche.
Il quadro è molto essenziale. Il bianco dei costumi delle donne, il nero degli uomini e tocchi di colore sono maestria di Susanna Proietti, seguita dall’assistente Piera Mura.
Il tutto si articola dentro una scenografia semplice, con pochi elementi, dovuta a Fabiana Di Marco. Sgabelli di legno intercambiabili, corde che diventano altalene e stendini, elementi naturali, bastoni di legno, usati come armi e come tende.
Il disegno luci di Umile Vainieri e progetto fonico di Franco Patimo completano l’architettura dell’insieme.
Credo, così, che oggi giorno, studio, lavoro, dedizione e passione, possano aiutare, necessariamente, a non perdere il filo dei rapporti. Sana comunicazione per trovare quel quid necessario a un ricongiungimento completo con gli altri e con se stessi. Con il dono della parola.