E’ ancora Distribuzione Indipendente a farsi carico dell’uscita nei nostri cinema di un altro film decisamente interessante scegliendo questa volta una location differente per la presentazione della pellicola spostandosi dalla ormai abituale Casa del Cinema di Roma all’Anica di Viale Regina Margherita. L’intero cast era presente alla interessante e vibrante conferenza stampa che ha seguito la proiezione del film.
Dopo il fortunatissimo “Spaghetti Story” di Ciro De Caro arrivono dapprima “Una domenica notte”di Giuseppe Marco Albano, poi“I fratelli Karamazov” di Zelenka ed ora è la volta di un’altra opera validissima come l’esordio alla regia di Emanuele Cerman.
Emanuele, benché solo 37enne, ha una certa gavetta alle spalle come autore e attore teatrale dal debutto targato 1997. Nel 2012 dirige e monta il film di cui vi parliamo oggi: “In nomine Satan”, presentato nella selezione ufficiale del Rome Indipendent Film Festival.
Un film che inizialmente avrebbe dovuto girare Stefano Calvagna, finito poi per essere “solo”sceneggiatore e attore nel ruolo del poliziotto che cura le indagine sull’omicidio da cui tutto ha inizio.
Sono infatti due agenti che trovano un ragazzo in stato di shock a dare al via al domino che porterà alla scoperta delle “bestie di Satana”, alle vicende di questa setta è ispirato infatti il lavoro di Cerman.
Omertà, paura, sadismo, devozione a Satana e istigazioni al suicidio saranno il materiale che gli inquirenti si troveranno man mano a dover affrontare in questo buco nero che fino ad allora era rimasto celato ai più e che dopo i fatti e il clamore connesso, sembra di nuovo essere un terreno cui i media non vogliono dare il giusto risalto.
Con un budget limitatissimo in dote, parliamo di appena 40000 euro, il prodotto che ne esce fuori è davvero valido. Nel film si crea una giusta alchimia tra tutte le componenti con solo alcune sbavature nei dialoghi che sembrano essere più televisivi che cinematografici.
Il senso di oppressione che Cerman sa rendere perfettamente, restituisce un affresco credibile e a tratti onirico senza l’uso di dettagli macabri nelle scene di maggiore impatto.
D.I. si è preso quasi un fardello che è quello di raccontare l’urgenza di molti autori emergenti nel voler affrontare certe tematiche come il lavoro, la droga o le sette sataniche. Emergenza che troppo spesso non viene ascoltata da parte di tanti distributori ed esercenti.
Tornando al film l’emergenza è da rinvenire nel fatto che in Italia ci sono circa 8000 sette e 600000 persone che seguono il culto di Satana.
Questo è un film che ha avuto diversi problemi in fase di gestazione e che ora sarà in competizione al New York City International Film Festival, poi andrà a Cannes.
E’ questo che contribuisce alla delusione nel rilevare come invece in Italia il fare un certo tipo di cinema sia difficile.
Lo spiega bene il regista romano: “Ho contatti frenetici con gli americani che rispondono all’istante e sono interessati al prossimo film. Io qui invece non riesco a parlare con nessuno, il cinema italiano è messo in mano a gente pericolosa. Se non è messo in mano ai ministeri o alla base di produttori onesto come Arcopinto tanto per fare un nome, gli altri sono squali pericolosissimi. Abbiamo scritto un film commedia commissionato ed è stata bloccato. Ci sono degli impedimenti produttivi. Sapete tutti che gli attori in Italia non possono fare i provini? Ci sono capi struttura in Mediaset e in Rai che decidono i protagonisti con casting e provini dalle cinque pose in giù? (pose neppure pagate). Come possiamo vivere di questo mestiere? Perchè in Francia esiste il patrimonio artistico dell’artista che viene tutelato? Agli autori viene dato un fondo magari per poter pagare l’affitto e continuare a scrivere. Perché qui non c’è? Non voglio dire che tutti possono fare questo mestiere ma chiedo di poter andare al Ministero dei Beni Culturali e poter chiedere un contributo di 200000 euro per un’opera prima per permettere a una storia di poter essere vista. Pensate che un regista giovane italiano non sappia fare una certa inquadratura? No, Non può farla perchè deve girare in due ore una scena di 6 minuti perché poi la location ti manda via”.
Una frustrazione del tutto evidente che il regista esordiente non evita di tirar fuori presagendo un proprio futuro lavorativo in altri lidi, magari il Canada.
Dal 24 aprile il film sarà nei cinema. A voi il verdetto, e se siete un po’ distanti dalla sala che lo proietta non fate i pigri, potreste perdere qualcosa di buono!