Due donne, due femminili diversi, due anime che messe alle estreme condizioni manifestano la loro estrema complessità. Al Teatro Millelire in Roma debutta Bunker diretto e interpretato da Anastasia Astolfi con Alessandra Chieli in scena dal 19 al 24 novembre.
Lo scenario è post-apocalittico, un rifugio antiatomico, una branda al lato della scena, un divanetto dall’altra parte, un tavolino, scatoloni a terra con provviste. Siamo in completa assenza di colore, solo bianco e nero, qualche accenno di grigio, quasi a voler sottolineare la privazione della vita stessa, una quasi totale mancanza di ossigeno, di respiro.
La trama è semplice ma non è affatto scontata, due donne diversissime per fisicità e carattere, Lei (Anastasia Astolfi) asciutta, algida, misteriosa quasi imperscrutabile, l’altra (Alessandra Chieli) femminile, burrosa, apparentemente morbida. Lei ha salvato l’altra da morte certa.
I dialoghi sono estremamente serrati, asciutti, quasi da cortometraggio cinematografico, le voci si accavallano si rincorrono, si stoppano, come in una imperfetta ma massacrante partita di ping-pong. Il tutto viene potenziato da un sapiente gioco di luci e ombre, di musiche claustrofobiche. Menzogne, dominio, sottomissione, controllo dell’altra, fra le due donne si instaura un gioco perverso, quasi paranoico, a tratti soffocante, di tanto in tanto cerca di emergere il tema dell’amore tra donne, una bellezza che tuttavia non riesce mai ad affiorare a causa del costante nervosismo sempre in crescendo, dell’ansia, della paura, della privazione. Un parossismo che però non arriva mai lasciando lo spettatore in costante attenzione: amore e morte si fondono in una carnalità che non si vede ma si può percepire.
Bunker è uno spettacolo estremamente interessante, per la qualità del testo, per la regia e per l’interpretazione delle due attrici, veramente brave e intense. Quello che manca è un po’ di “ metallo” ovvero quella sensazione di freddezza e rigidità che renderebbe il testo e la messa in scena ancora più potente. Forse un po’ lunga la parte centrale, andrebbe snellita per dare maggiore respiro alla parte finale del testo. Il dialogo/ non dialogo tra le due è infatti davvero bello, quasi perfetto, un momento di smarrimento e di rincontro tra le due, un vuoto esistenziale che rimane negli occhi dell’una ma soprattutto dell’Altra.
Bunker è un intenso,quasi inatteso e per niente scontato viaggio nell’oscuro femminile, finalmente in scena due attrici che mostrano il lato in ombra dell’essere donna.