Il Festival Internazionale del film di Roma 2013 sta volgendo inesorabilmente al termine ed oggi sono stati proiettati in anteprima stampa gli ultimi tre film in concorso.
Tra questi Nouvelle Vague Magazine ha seguito per voi “Another Me” della regista e sceneggiatrice catalana Isabel Coixet.
A quattro anni di distanza dall’ultimo film “Map of the sounds of Tokyo”, Isabel torna a dirigere un cast davvero pregevole che vede protagonista femminile Sophie Turner, divenuta ormai famosa, benchè non abbia compiuto ancora i 18 anni, grazie alla partecipazione nella pluripremiata serie tv “Il trono di spade” in cui interpreta il ruolo di Sansa Stark.
Tra gli altri interpreti principali Claire Forlani nel ruolo della mamma di Fay/Sophie Turner, e il marito di lei interpretato Rhys Ifans.
Ambientato in Galles, il film è tratto dal libro di Catherine McPhail omonimo, che la produttrice Rebekah Gilbertson pose tempo fa all’attenzione della regista. Tutto sembra filare liscio nella vita di Fay fino a quando al padre non viene diagnosticata una sclerosi multipla che lo costringerà presto alla sedia a rotelle.
La madre trova conforto tra le braccia dell’affascinante insegnante di recitazione di Fay interpretato da Jonathan Rhys Meyers che ha scelto la ragazza per l’ambito ruolo di lady Maduff in Macbeth.
Da quel momento in poi Fay inizia ad essere ossessionata da un suo “doppio”che la terrorizza. Una ragazza che sembra identica a lei deve esserci, perché amici e conoscenti dicono di averla vista in situazioni e luoghi in cui lei non si è mai trovata.
Questo della Coixet è un thriller psicologico con echi sovrannaturali un po’ fuori da quelle che sono le linee convenzionali dei film di genere.
Lo si intuisce sin dal principio, quando la voce fuori campo all’inizio del film svela quale sarà il finale.
Se all’inizio la suspance tiene lo spettatore sul filo del rasoio, la trama della prende via via un’altra piega.
E’ la stessa regista a spiegare il perché di questa scelta : “ Mi interessava parlare di come viviamo con i nostri fantasmi, come viviamo
questa convivenza familiare e con il passato . Di solito quando vedo film di un certo tipo in due minuti so cosa succederà. La sfida per me era narrare come quattro persone vivono col peso del passato”.
“Essere madre di una adolescente mi ha fatto ricordare come mi sentivo io a quell’età. Abbiamo dato vita ad un noir che tradizionalmente è un genere principalmente maschile mentre e qui quasi tutto è al femminile”.
La conferenza stampa al termine della proiezione del film è l’occasione per i giornalisti di porre domande alla giovane protagonista.
Sophie, come ti è sembrato passare dal “Trono di Spade” a questa produzione?
“Quello è stato il mio vero grande debutto. Qui si lavora diversamente ed hai l’occasione di conoscere bene le persone con le quali lavori, cosa che non accade nelle grosse produzioni. Poi era così bello poter recitare finalmente in blue jeans!”
Isabel, ho visto influenze kaidan giapponesi nel suo film, lei vede questo tipo di lungometraggi?
“Sì, certamente. Io amo molto il Giappone e li ho fatto un film. Loro vedono la presenza dei fantasmi come una cosa naturale. Sono però influenzato maggiormente dalla loro letteratura di Yoshimoto e Murakami Haruki che dal cinema del Sol Levante. Nella vita conviviamo con i fantasmi di persone che amiamo e con quelli con cui non ci siamo comportati bene”.
Gregg, cosa faresti se una persona affermasse di vedere fantasmi?
“Probabilmente fuggirei! La cosa bella del film è che si tratta della storia di una adolescente normale che entra in un mondo irreale. Ci sono domande irrisolte e cose che semplicemente non comprendiamo e la tensione che genera tutto questo mi piace”.
“Ci siamo incontrati a Cannes ed è stato un approccio tra menti positive. C’è la sfida su cosa avrebbe fatto vivere meglio storia. Curiosamente tutti gli interni sono stati girati a Barcellona mentre gli esterni nel Galles a Cardiff. C’era una troupe spagnola e una inglese ed è stata una esperienza straordinaria tra due culture che lavoravano insieme. Crediamo molto nella coproduzione”, ha spiegato la produttrice Rebekah Gilbertson.
Isabel,il libro ha ormai 10 anni, l’ha aggiornato in qualche suo punto?
“Il libro è chiaramente il punto di partenza ma ho introdotto cose personali che ho pensato potessero essere funzionali alla storia, cose che non cerano e che trovavo importanti inserire”.
Sophie, in quale personaggio tra quello della saga di Richard Martin e questo ti riconosci maggiormente?
“Sono felice di togliermi per un po’ i panni di Sansa. Per come ero qualche tempo fa decisamente con Fay, ora sento di dire che c’è un po’ di entrambe in me, ma comunque a prevalere è ancora quello alla Fay”.
Gregg, come è stata l’esperienza lavorativa con il cast?
“Si è creato un legame tra tutti noi davvero forte. È stata una esperienza davvero speciale per me. I produttori sono stati i più onesti con cui mi sono trovato, ti vogliono bene e ti sostengono. È stato anche molto bello è divertente girare in Galles e a Barcellona”.
Potete raccontarci un aneddoto particolare?
“Ce ne sarebbero molti ma potrei dirvi che l’ascensore dell’edificio di Cardiff in cui abbiamo girato diverse scene importanti abbiamo scoperto esser stato il luogo di un suicidio due anni prima. È stato buono averlo scoperto solo dopo perché penso avremmo scelto qualcos’ altro in caso contrario”.
Un ultimo curioso e inquietante aneddoto l’ha rivelato la stessa protagonista in appendice alla conferenza stampa. Anche a lei è successo lo stesso che avviene alla protagonista il giorno della sua nascita…
Per concludere diremmo che il film, per quanto ben interpretato dagli attori, manca di molti ingredienti . Diversi colleghi l’hanno stroncato clamorosamente, io tenderei a non fare lo stesso ma parlerei più di una occasione sprecata per una regista che pare aver perso un po’ il filo rispetto alle belle cose fatte vedere con “La vita segreta delle parole”.
Da un film che include nel team un editor come Peter Lambert di Twilight, il compositore Michael Price di “Sherlock” e la collaborazione di Richard Hawley, era lecito aspettarsi di più senza scivolare in frangenti un po’ banali. Rimandato!