Di nessun partito.
Nel 1943 , a Londra, quasi al termine della sua tormentata vita, la filosofa Simone Weil, scrisse Il Manifesto per la soppressione dei partiti politici, un breve trattato che cerca di evidenziare come i partiti politici tradiscano, per loro natura, la funzione originaria alla quale sono chiamati, a favore di un sistema in realtà gerarchico e autoritario.
È come se il sentire comune del cittadino che essi rappresentano, fosse un illusione confezionata per lasciare spazio alle passioni comuni che ingannano la massa e, permettono ai partiti di trasformare in mezzo il sentire che essi stessi si fregiano di rappresentare.
Nel 2013, a Roma , presso il Teatro/Salotto Stanze Segrete, nel cuore di Trastevere, Marta Scelli , sotto la delicata regia di Massimiliano Giovanetti, parlano a cuore aperto di qualcosa che va oltre la politica.
Di due elementi che sono alla base di qualsiasi forma di condivisione civile: le parole e la verità.
Un monologo impegnativo che vede la brava Marta Scelli tradurre in passione quello che Simone Weil aveva scritto con una lungimiranza che oggi colpisce e lascia riflettere.
Evitando di cadere nel facile tranello di una didattica politica che sarebbe impossibile esaurire in un’ora circa di spettacolo ben costruito fra immagini, musiche e parole ( visuals a cura di Riccardo Palladino), Di nessun partito, sembrerebbe cercare di svegliare negli spettatori una coscienza critica.
Una ricerca del giusto inteso nella sua accezione profondamente filosofica, permette a chi assiste al monologo, di immergersi nel pensiero della stessa Weil passando per la filosofia, la storia, la religione e la letteratura.
Il gioco di specchi e proiezioni durante lo spettacolo, enfatizzano l’interpretazione di Marta Scelli che conferma la sua capacità di condurre lo spettatore nel cuore degli argomenti più complessi e intimistici che abbracciano la vita dell’uomo.
In scena fino al prossimo 10 Novembre, Di Nessun Partito è sicuramente un monologo di non facile lettura, una sfida alla politica e alla situazione attuale del nostro Paese come del resto del mondo, che lascia però un messaggio prezioso alla base della democrazia: considerare sempre l’altro come qualcosa di sacro a cui dimostrare rispetto.