LE VIE DEI FESTIVAL 2013
XX edizione
in collaborazione con il Teatro Vascello
presenta
Teatri Uniti
Toni Servillo legge Napoli
con Toni Servillo
Testi:
Lassamme fa’ Dio – Salvatore Di Giacomo
Vincenzo De Pretore – Eduardo De Filippo
A Madonna d’e’ mandarine – Ferdinando Russo
E’ sfugliatelle – Ferdinando Russo
Fravecature – Raffaele Viviani
A sciaveca – Mimmo Borrelli
Litoranea – Enzo Moscato
O’ vecchio sott ‘o ponte – Maurizio De Giovanni
Sogno Napoletano – Giuseppe Montesano
Napule – Mimmo Borrelli
Primitivamente – Raffaele Viviani
Nfunno – Eduardo De Filippo
Cose sta lengua sperduta – Michele Sovente
A livella – Antonio De Curtis
A casciaforte – Alfonso Mangione
Quanto teatro in giro!
E quanto poco
se ne vede in teatro
di teatro…. […]
(Eduardo De Filippo – Palcoscenici 1976)
Questo breve passo tratto dalle poesie di Eduardo, è un piccolo assaggio della sua grande arte che non si esprime magistralmente solo attraverso i suoi capolavori teatrali, ma anche con le sue poesie. Si tratta di scritti più intimi, fogli di un diario che ci lasciano sempre e comunque qualcosa. Ѐ una riflessione su quanto il teatro vero sia per le strade, tra la gente. Toni Servillo, quella verità, l’ha riportata sul palcoscenico il 28 ottobre scorso al Teatro Vascello, inaugurando Le vie dei festival, appuntamento giunto ormai alla sua XX edizione.
L’attore e regista campano, ha scelto proprio alcuni testi di Eduardo e di altri artisti partenopei per leggere Napoli. Il pubblico ha accolto con entusiasmo un Toni Servillo in splendida forma che non si è risparmiato, donandosi generosamente a una platea rapita. La sensazione è stata quella di assistere ad ‘una corrispondenza di amorosi sensi’.
Una sedia ricoperta di carte sparse e un leggio sono gli unici orpelli di un palcoscenico essenziale che si trasforma in una discesa dal Paradiso agli Inferi passando per il Purgatorio. Le letture spaziano dalle liriche di Salvatore Di Giacomo con ‘Lassamme fa’ a Dio’ per poi arrivare al già citato De Filippo con ‘Vincenzo De Pretore’, storia di un mariuolo, costretto a rubare per vivere che, giunto in Paradiso, rivendica il diritto di rimanerci essendosi in vita raccomandato a un santo doc come San Giuseppe. Passiamo dalla risata alla commozione con ‘Fravecature’, di Raffaele Viviani che ci mette di fronte alla tragica e inutile morte di un operaio, vittima sul lavoro.
Davanti al leggio Servillo si trasforma, diventa materia che si plasma e si disperde prima in un dedalo di strade, tra voci caotiche che si rincorrono in una Napoli Babilonia per poi arrivare all’inferno di ‘Litoranea’ di Enzo Moscato che vede il mare con gli occhi degli scugnizzi che prendono il sole nudi sugli scogli di Mergellina.
Napoli diventa un’Apocalisse, si sfiorano le viscere di una città che trasuda amore e sofferenza, proprio come l’attore che, ormai esausto, chiude la carrellata di artisti con ‘A Livella’, omaggio immancabile a Totò.
Da queste letture viene fuori un bisogno molto umano, cioè quello di trovare la pace qui in questo mondo prima che nell’aldilà. Un susseguirsi continuo di stimoli emotivi accompagnati da una musicalità senza pari che solo il dialetto napoletano può dare. C’è la voce di un grande interprete, Servillo, ma anche quella di uomini che sanno parlare agli uomini senza perdersi in scritture intellettuali e artificiose. Le parole dipingono i tratti di una società zoppicante, incattivita dalle difficoltà, ieri come oggi.
La serata si conclude, le luci si accendono e siamo tutti un po’ frastornati e stanchi, come se fossimo appena tornati da un lungo viaggio. Scopriamo ancora una volta che il teatro, se fatto bene, riesce a pizzicare le corde più profonde, scuotendoci e risvegliandoci dal torpore della banalità.