“Non dimenticate di respirare” Moloch – o della fragilità

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Come il silenzio ci parla con forza nei momenti di maggiore frastuono così Moloch,  piccolo capolavoro delle solitudini, inizia nel frastuono e nella scomposta educazione di chi entra in un teatro per trovare posto, con un artista e la sua tela in scena, spettatori a loro volta di una vita che passa e guarda senza mai osservare.

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In scena alla Casa delle Culture di Roma, Moloch – o della fragilità, apre una stagione che si preannuncia ricca di spettacoli di qualità per questo realtà teatrale nel cuore di Trastevere.

Moloch è una divinità.

Moloch è la paura.

Moloch è il coraggio di perdersi e ritrovarsi nella quotidianità di una vita che ci chiama troppo spesso al compromesso.

Un artista e la sua tela. La sua vita, l’amore. La paura e il desiderio di scappare.

Grande prova di meta comunicazione per tutti gli attori che si sono avvicendati nei quadri di vita rappresentati in un’ora circa di spettacolo.

Alessandra Angelucci, Sabrina Broso, Massimiliano Frateschi, Teodora Grano, Alessandro Lanza e Roberto Risica che ne ha curato anche la regia, interpretano con convincente emozione e bravura questo dramma capace di restituire nel finale un messaggio di riscatto personale e speranza.

Se è vero che la speranza ci può seppellire nell’ordinario di una vita della quale a volte perdiamo le opportunità, ricordarsi di essere umani potrebbe essere la chiave di lettura per una composizione drammaturgica che ha saputo mescolare sapientemente danza, musica e poesia.

Un sapiente e ben congegnato intreccio che vede l’espressività corporea tipica del teatro danza, forte e graffiante, affiancata da una scelta musicale che ha visto brani come “Perfect Day” di Lou Reed, con toni più emozionali e tenui. Molto ben pensato anche l’effetto dato dalle luci in sala che hanno restituito ancor maggiore atmosfera alle tante emozioni condivise con il pubblico e gli attori.

Pochissimi gli elementi in scena ma scelti con cura: un piccolo Pinocchio di legno, un giocattolo, una scarpa consunta, una tela per citarne alcuni sono oggetti, totem delle ambiguità e alienazioni personali e sociali.

Di grande impatto la scena di chiusura nella quale tutto si cambia, gli elementi si mescolano fra di loro, il viaggio continua ma forse verso mete nuove e più coraggiose.

Solo noi possiamo scegliere, solo noi possiamo decidere di abbandonarci alla vertigine della regina delle affermazioni : “..é possibile ancora?..”

Moloch ha convinto molto, per la scelta delle parole narrate con enfasi dalla voce fuori campo, per la bravura di tutti gli attori e per la capacità di comunicare efficacemente ” solo” con le espressioni mimico facciali e i movimenti, la danza.

È uno spettacolo che merita di essere visto ancora e che ci auguriamo trovi altri luoghi dove possa essere rappresentato con la stessa incisività.

La Casa delle Culture di Roma apre il suo cartellone con una scelta che ci conferma l’attenzione che questa realtà culturale dedica alla qualità e alla bellezza del teatro.

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