di Alessia Carlino
Vi è un antico aneddoto nella storia dell’arte che racconta la vicenda dell’uva dipinta da Parrasio, un’immagine così reale da trarre in inganno persino un uccello che imbattendosi nel quadro cercò di beccare uno degli acini dipinti.
Il racconto di Parrasio mi ha fatto riflettere sul concetto di verosomiglianza, su quella nozione dell’arte che in ultima istanza prende il nome di realismo.
Cos’è il realismo, cosa concede un’opera realista allo sguardo di uno spettatore? Nell’ottocento parigino il dibattito segnò per molto tempo i salotti dell’intellighenzia francese, il realismo è uno stile “trasparente”, è la sfida dell’artista, forse la più complessa, che ponendosi dinnanzi la superficie piana di un quadro cerca di dare forma e sostanza alla pittura, di descrivere ciò che Bazin definì “ una ricreazione del mondo a propria immagine”, dove l’aspirazione ossessiva di un pittore risiede in quel virtuosismo tecnico che rese il grappolo d’uva di Parrasio più vero del reale, eterno nella percezione artefatta di verità.
Mauro Maugliani è un pittore di mestiere e utilizzo questo termine nell’accezione più nobilitante, la sua tecnica è frutto di studio e di esperienza, nulla è improvvisato, la sua sapienza traspare nel dosare il tempo, nella scelta delle pennellate, nella conoscenza delle proprietà fisiche dei colori, nella valutazione dei supporti, ogni singolo gesto è un atto tecnico, un riflesso consapevole della realtà che ci circonda.
“ I miei dipinti nascono dalla traccia del disegno per poi giungere alla fase successiva dove creo l’immagine attraverso un monocromo acquerellato già compiuto in cui sono visibili i valori tonali. Mano a mano tendo a portare il tratto sempre più in definizione, è interessante quando l’opera ancora non compiuta rivela il sostrato in superficie. Oggi ho ancora bisogno di chiudere un’opera, chiudere è un’ossessione che non concede nulla alla pittura, quando un’opera è conclusa non lascio alcuna firma, alcun segno di rivendicazione, cerco semplicemente di essere riconosciuto per il dipinto in sé”.
La sapienza tecnica di Maugliani è un aspetto preponderante della sua arte, un elemento imprescindibile a cui appellarsi nell’esecuzione artistica del suo linguaggio espressivo.
“ La preparazione di una tela è il processo di un affinamento a colla e gesso, sono delle imprimiture che dispongo anche in base ai colori, all’esperienza. Alcune imprimiture asciugano prima e mi permettono di lavorare con velocità. Questo è un procedimento che non può prescindere dall’esperienza, dal saper padroneggiare la tecnica, è un mestiere dove non ci si può improvvisare, bisogna rispettare i tempi della preparazione altrimenti ne va della qualità dell’opera, del risultato finale. Ho velocizzato molto il mio lavoro grazie alla sicurezza che ho acquisito nei vari passaggi, ad un certo punto è come giungere ad una sorta di mantra, ma la verità è che quando arrivo a lavorare su una tela per me l’opera è già conclusa, la priorità diviene semplicemente finire il prima possibile, chiusa la fase progettuale, il dipinto ha già segnato il suo percorso, è già un lavoro andato. Si va avanti per progetti, per la volontà di finalizzare, è la spinta decisiva che dà ad un artista la possibilità di continuare il proprio tragitto, in quella ricerca infinita che occupa ogni lasso di tempo”.
La ricerca di Maugliani si installa nella volontà di non prefiggersi un obiettivo, un traguardo fondante, la responsabilità sociale è la peculiarità del suo essere artista, del concepire il suo ruolo nella nostra società.
“ Oggi l’artista ha un compito di grande responsabilità. Se tu ci pensi il frutto del mio lavoro è un puro atto di arroganza, io possiedo l’arroganza di dire al mondo ‘guardate questo è un atto intellettuale’. In questa direzione io traccio una linea dove il mondo si affianca, il nostro compito è restituire alle persone la possibilità di leggere ciò che vogliamo esprimere, purtroppo noto che questa sincronia tra pubblico ed artista non esiste più, l’arte parla ad un’elite privilegiata di fruitori, quello che viene espresso non è più autentico, non si parla più al bambino, all’uomo della strada, qualcosa si sta perdendo o forse è già sulla via del non ritorno. L’arte deve immergersi nella società, deve parlare lo stesso linguaggio perché è uno strumento fondamentale per poter dare alla gente la possibilità di avvertire il cambiamento. Le persone subiscono la prepotenza intellettuale dei poteri forti, bisogna restituire il senso critico altrimenti non vi è più crescita, la democraticità dell’arte è il mezzo per sovvertire questa gerarchia, per restituire dignità intellettuale ad ognuno di noi”.
Nelle fisionomie ritratte da Maugliani ritrovo un sentimento fotografico che va oltre la semplice concezione della realtà riflessa allo specchio, l’artista si pone dinnanzi le sue figure come se racchiudesse tra le pennellate di colore i segreti più profondi delle persone protagoniste delle sue opere, il ritratto diviene così un trait d’union tra la pura percezione visiva e l’essenza intatta del realismo, il veicolo per sondare identità anonime ma che divengono universalmente riconoscibili.
“ Vorrei che le mie opere rappresentassero un’esperienza che va al di là del quadro, voglio smuovere le coscienze, questa è la mia presunzione più alta. Distaccarsi dal concetto classico di dipinto è difficile, ma quando un quadro appeso diviene un concetto ‘sospeso’ si innescano processi incredibili, in quel preciso istante inizia la visione dell’opera, comincia il vero percorso cognitivo che non è solo un procedimento estetico ma è essenzialmente un’esperienza emozionale”.
Le opere di Mauro Maugliani saranno visibili dal 25 settembre presso la galleria L’Opera di Roma nel progetto espositivo intitolato Trialogo.
Per maggiori informazioni: http://www.gallerialopera.com/
Per approfondire il lavoro dell’artista: http://www.mauglianiart.com