di Fabrizio Caperchi
Sta suscitando tanto clamore la proposta di revisione del regolamento comunale di Roma sulle arti da strada da parte del consigliere Gianluca Peciola.
Il neo Sindaco Marino, ospite di TG24, ha affermato di aver “”[…] ricevuto qualche critica e qualcuno mi ha detto che nelle piazze ci sono ancora gli artisti di strada, quelli che suonano un violino o un sassofono. Beh, io credo che la loro presenza sia un fattore che abbellisce le Capitali europee“.
Proprio partendo da questo annuncio, il consigliere Peciola ha apportato al regolamento alcune sostanziali modifiche ampliando gli orari nei festivi e prefestivi in cui ci si può esibire fino all’una di notte, dando più spazio per gli eventi aumentando dai vecchi 2 metri quadrati ai nuovi 4 e facendo multe meno salate in cui il tetto massimo dei 500 euro si abbassa a 250.
Ma con questa proposta ha attirato su di se parecchie invettive : da parte dei cittadini (e non si capisce bene il motivo) e da parte dell’avversario politico di turno (e qui si capisce benissimo il motivo ma lo chiariremo più in là).
Facciamo prima un giro nel variegato mondo della legalità in Italia : perché l’esecuzione di un’arte è demandata ai comuni ? Con l’abrogazione nel 2001 dell’articolo 121 del TULPS, che disciplinava l’esercizio attraverso l’iscrizione degli artisti di strada in appositi albi presso il loro comune di residenza, si è di fatto creato un vuoto legislativo. Ora ogni amministrazione comunale riempie come meglio crede tale vuoto legislativo: si va dall’assoluto divieto all’adozione di specifica delibera. Il panorama giuridico, pertanto, è variegato e frammentato anche perché, nello specifico capitolino, ogni singolo municipio dovrà dire la sua in merito alle proposte.
Ricordiamo che la giunta precedente aveva di fatto abolito la possibilità agli artisti di strada di esibirsi con una normativa che non consentiva di esibirsi per più di due ore per ogni singolo luogo ed all’interno di due fasce orarie ben precise: la mattina dalle 10 alle 13 ed il pomeriggio dalle 16 alle 20 (ma fino alle 23 in primavera ed estate). Inoltre ci doveva essere una distanza minima dai luoghi di culto di almeno 10 metri ed erano tassativamente vietate le amplificazioni, strumenti a percussione o altri come sax e trombe, e bombolette spray per i disegnatori pena la confisca dei beni.
A contrastare l’iniqua regolamentazione ci aveva già pensato il TAR nell’aprile scorso, annullando l’articolo che proibiva agli artisti di strada di utilizzare strumenti e amplificatori e, di conseguenza, anche la parte della delibera che affidava agli agenti della polizia municipale il potere di confiscare trombe, chitarre e tamburi.
“Lanciamo un serio appello al sindaco Marino e alla presidente, Sabrina Alfonsi – dice Viviana Di Capua dell’associazione Abitanti Centro Storico – perché ci sia una attenta valutazione circa la proposta di alcuni consiglieri per rivedere la delibera che regola le esibizioni degli artisti di strada. Non sempre i buoni regolamenti debbono essere smantellati all’arrivo di una nuova amministrazione. La delibera è stata calibrata sulle esigenze degli abitanti e degli artisti e delle opportunità di espressione che la nostra città è in grado di offrire. Il centro storico in particolare ha urgente necessità di vedere applicate tutte quelle norme che determinano o dovrebbero determinare nei fatti la tutela e il decoro, possibilmente senza derogare all’emissione di sanzioni e controlli”.
Sulla delibera calibrata sulle esigenze degli artisti mi vien un po’ da sorridere in realtà come se fossero ben felici di farsi confiscare gli strumenti (di lavoro!).
Critica duramente la proposta anche il Coordinamento residenti città storica. “Non bastavano tavolini, camion bar e bancarelle, ora anche l’arte di strada utilizzerà senza alcun limite il centro storico. Così anche l’isola pedonale dei Fori diverrà una “corte dei miracoli” attiva 24 ore su 24 – commenta il portavoce, Paolo Gelsomini.
A rincarare la dose di polemiche ci pensa il consigliere della parte avversa, Giordano Tredicine : “Come se già non bastassero gli enormi disagi arrecati a residenti e commercianti dalla pedonalizzazione dei Fori voluta da Marino, con questa proposta di delibera il centro storico rischia seriamente il colpo di grazia”. E in breve “sarebbe un circo a cielo aperto“.
Per capire da che pulpito viene la predica è bene ricordare che la famiglia Tredicine ha praticamente il monopolio degli ambulanti di Roma: caldarrostai, camion bar, banchi di abbigliamento e cianfrusaglie. Nelle cartoline della città, dal Colosseo alla Piazza di Spagna, c’è sempre un loro chiosco di bibite, un loro banco di souvenir. E questi sono solo gli aspetti apparentemente legali delle loro attività.
Certo che paragonare un artista di strada ad un tavolino o ad una bancarella significa non avere la benché minima idea di quello di cui si sta parlando. Nell’immaginario distorto un artista di strada è un mendicante straccione che si droga e si ubriaca chiedendo l’elemosina e suonando o recitando per spesare i suoi vizi. Invece stiamo parlando di un’arte millenaria (già gli antichi romani l’avevano regolamentata) e che in altre città europee viene utilizzata per quello che è: un’espressione artistica e, pertanto, un’attrattiva per i turisti.
Parliamo di un’arte che in Italia attira decine di migliaia di spettatori nei vari festival che si organizzano in tutta la penisola. Proprio pochi giorni fa siamo stati a Subiaco a seguire la sesta edizione di Svicolando, stando a stretto contatto con gli artisti che si esibivano, ed abbiamo appurato che è un ambiente pieno di umanità e talento, dove l’attenzione ed il rispetto per gli spettatori è ai massimi livelli proprio perché ci si esibisce “a cappello” : la forma più democratica di remunerazione perché se non sei bravo e/o non piaci non guadagni.
Detto ciò non ho mai visto un bambino estasiarsi davanti ad una bancarella, ma ne ho visti tanti ridere e sorridere per un giocoliere o un clown.
Se l’arte è Arte, è Arte ovunque si faccia.
deve essere regolarizzata, come si fa a Londra, dove ad ognuno di loro viene dato un angolino nella metro dove cantare o suonare…si eviterebbe la continua questua da parte di cosiddetti suonatori (alcuni anche bambini) che straziano le orecchie dentro ai vagoni della metropolitana.