Nata in California sul finire degli anni 70 e sviluppatasi su più larga scala nella seconda metà degli anni 80, la corrente artistica detta “Low Brow”, e conosciuta anche come “pop surrealism”, rappresenta anche in Italia una realtà consolidata dell’ arte ultracontemporanea.
Questo particolare movimento artistico-culturale, facendo del contemporaneo il proprio strumento d’espressione, racchiude in sé nuovi strumenti interpretativi in cui molteplici livelli narrativi generano una miscellanea di linguaggi e codici etici ed estetici all’interno delle singole opere.
Figlia della cultura undeground e della sottocultura giovanile legata alle riviste e ai fumetti di genere e all’iconografia della musica Punk, l’arte Low Brow si distacca prepotentemente, fin dal suo esordio, dai canoni esibiti dall’arte contemporanea distinguendosi innanzitutto nel nome assegnato alla corrente stessa che letteralmente vuole significare “ciglio basso”in netta contrapposizione alla cultura intellettuale ed elitaria che tutto guarda con toni di superiorità.
Eclettici ed eterogenei sono infatti gli artisti che aderiscono a questo movimento ognuno proveniente da campi artistici differenti come il fumetto, l’illustrazione, creatori di giocattoli, l’universo del tattoo ecc, ma legati da una nuova espressione creativa volta ad indagare la percezione dell’uomo contemporaneo e la lucida analisi della realtà che lo circonda.
Costanti di tutte le opere Low Brow sono le atmosfere gotiche e bizzarre, un connubio tra il reale e le declinazioni del sogno, segnate da una potente forza evocativa emblema della cultura pop surrealista.
Come già detto è l’uomo contemporaneo l’oggetto d’ispezione privilegiato per questi artisti , l’uomo in costante dicotomia con la natura e il mondo animale, un uomo spesso rappresentato in chiave caricaturale e sarcastica svelato attraverso una forza onirica e surreale.
Sono le icone legate all’infanzia e all’adolescenza a formare la struttura visuale del pop surrealism, archetipi della cultura pop-polare descritti attraverso un linguaggio ludico e di immediata fruizione che rendono la dimensione comunicativa accessibile a molti, in cui il dinamico intrecciarsi delle visioni dall’aria solo in apparenza innocenti, ma che celano in sé universi stratificati ed inquietanti, penetrano nel profondo dell’inconscio dello spettatore impossessandosene.
Questa particolare forma artistica è in mostra fino al 9 agosto nella città di Pescina all’interno del Festival Apertamente con la collettiva “I Love Brow” curata da Andrea Oppenheimer.
Curatrice appassionata ed attenta Andrea svolge questa attività come freelance volgendo il suo sguardo in modo particolare all’estero contornandosi di una cerchia di artisti con cui condivide esperienze professionali e personali.
Ho avuto la possibilità di incontrare Andrea per approfondire con lei il suo lavoro e la sua visione del mondo dell’arte.
Andrea abbiamo avuto modo di incontrarci, lo scorso marzo, al vernissage della collettiva da te curata “Natura et Ratio” in cui diversi artisti hanno rivisitato la figura della donna interpretandola in molteplici modi. Diverse sono le mostre da te curate fino ad oggi vuoi raccontarmi come hai intrapreso questo percorso legato al mondo dell’arte?
… per caso. In un momento della mia vita in cui avevo voglia di cambiare lavoro mi è stato chiesto di lavorare come gallery assistant alla Dorothy Circus Gallery, circa 5 anni fa. La grande rivelazione per me fu che le immagini che scaricavo da internet sul finire degli anni ’90, di cui non sapevo nulla ma che mi affascinavano, erano opere dei grandi maestri americani di questa corrente culturale. Inoltre i miei studi ed il mio interesse per la comunicazione, la semiotica e l’antropologia della comunicazione visuale mi permettevano una comprensione pressoché immediata dei codici comunicativi del Pop Surrealism e più in generale del Low Brow. Due anni dopo, alla Mondo Bizzarro Gallery, ho intrapreso l’attività di art curator, iniziando dal maestro della fotografia erotica giapponese Daikichi Amano per poi continuare con il progetto Italian Pop Surrealism, che ho portato alla luce nel 2011. Dopo aver lavorato per due anni come curatrice per la stessa galleria però devo dire che preferisco continuare questa attività come free lance e puntare all’estero, e non sottostare a logiche isteriche di un mercato nazionale in bancarotta.
La tua attività si focalizza maggiormente sulla corrente del “pop surrealism”. Per quale motivo hai scelto questo linguaggio come oggetto privilegiato?
Come dicevo il Pop Surrealism si muove su binari comunicativi che mi appartengono: la critica alla società dei consumi, il prendere le distanze dall’arte considerata d’élite (l’Hi Brow), la ridefinizione delle dinamiche sociali dovute alla convivenza dell’uomo con la tecnologia e la massificazione dei desideri mi appassiona enormemente, date le mie origini socioantropologiche.
Il “Low brow” è una corrente artistica che nasce negli Stati Uniti nella seconda metà degli anni 80 negli ambienti legati all’underground, alla sottocultura giovanile. Gli artisti appartenenti a questo movimento provengono da campi artistici differenti come quello del fumetto, del mondo del tattoo, l’illustrazione ecc. In italia questa corrente artistica nota anche come “Pop surrealismo” è entrata a far parte, a pieno diritto, dell’arte ultra contemporanea. Come valuti questa realtà oggi?
Semplicemente come l’arte di oggi. Il Low Brow è figlio di questo tempo storico, esattamente come l’arte concettuale apparteneva alla mentalità avanguardistica degli anni ’70.
Gli artisti italiani legati alla corrente artistica del “pop surrealism” sono spesso molto giovani. quali sono secondo te le caratteristiche che li legano alla corrente americana e quali quelle che li differenziano.
Sicuramente c’è un sentire comune che abbraccia l’amore per il ritorno ad una pittura di qualità, anche se il soggetto rappresentato è Topolino. L’attenzione per la tecnica e la ricerca stilistica si era quasi totalmente persa negli anni dell’arte concettuale e contemporanea, dove spesso l’artista “pensava” l’opera ma erano altri a realizzarla. Credo che tra i giovani e giovanissimi artisti appartenenti a questa corrente ci siano solo punti in comune. L’immaginario collettivo globale, grazie alla comunicazione di massa, permette di avere grossomodo le stesse radici culturali quasi ovunque. Ti dirò di più: anche le barriere generazionali spesso vengono a cadere quando si parla di riferimenti culturali pop, legati quindi al cinema, alla tv ed al fumetto. Molte serie tv o film continuano ad essere mandati in onda in replica e molti fumetti diventano dei classici e vengono ristampati, questo avvicina generazioni diverse in un modo completamente nuovo rispetto ad esempio a quella dei nostri genitori.
Qual è la genesi del progetto “I Love Brow” e come nasce la collaborazione all’interno del “Festival Apertamente” ?
Uno degli organizzatori, Daniele Lulianella, più di un anno fa mi cercò per chiedermi se ero interessata a portare in mostra il progetto da me curato Italian Pop Surrealism. Fu l’entusiasmo, l’energia e la grande onestà intellettuale dei fondatori de Il Laboratorio, organizzatori del Festival Apertamente, che mi conquistarono, uniti alla splendida cornice di Palazzo Palladini Biondi, sede dell’esposizione. La mostra dello scorso anno andò bene e oggi stiamo per inaugurare (il 2 Agosto) We Love Brow, seconda collettiva da me curata per questo Festival, che quest’anno si avvale della presenza di altre due esibizioni collettive che spaziano dalla fotografia alla video arte e all’arte contemporanea grazie alle curatrici Lucia Zappacosta e Jane Katarina Di Renzo. Anche la location raddoppia: la Regione Abruzzo offrirà l’incantevole Palazzo Margherita a L’Aquila per la seconda tappa del Festival, il 22 Agosto, grazie all’impegno di Alessia di Gianfrancesco.
Secondo quale criterio hai selezionato gli artisti presenti in mostra?
Gli artisti in mostra sono tutti italiani (o naturalizzati) e tutti appartengono al Pop Surrealism. Alcuni di loro hanno partecipato al progetto “Italian Pop Surrealism” fin dall’inizio, come Dilka Bear, Paolo Petrangeli, gli Anonymous Art, Marco Rea e Virginia Mori, o addirittura hanno preso parte alla collettiva da me curata “Into The Future” al Museo La Centrale Montemartini, come Bafefit e Amelia Von Grune. Altri giovani artisti si sono aggiunti al gruppo, partecipando per la prima volta ad un progetto simile, come Martina D’Anastasio (Sine Senze), Sabrina Heisenberg Dan e Selena Leardini, tre talentuose artiste in grado di esibire il loro punto di vista pittorico in modo potente ed originale.
Hai progetti futuri?
Certo, non c’è riposo per i cattivi.. come dicevo il mio desiderio al momento è di lavorare soprattutto all’estero, per diversi motivi.. ho in programma nel 2014 due appuntamenti per me molto importanti: la personale di Bafefit ad Amburgo e la personale di Dilka a Parigi. Tengo molto a questi due artisti, come anche altri con cui ho la fortuna di lavorare, Paolo Petrangeli in primis, non solo perché da anni seguo ed amo la loro arte e la loro crescita stilistica e professionale, ma anche perché condividiamo gli stessi valori in un mondo che sembra sgretolarsi sotto i nostri piedi. Questo negli anni ci ha unito come una vera famiglia e poter lavorare fidandosi gli uni degli altri è purtroppo merce sempre più rara.
INFORMAZIONI TECNICHE
Festival ApertaMente 2013
organizzato dall’Associazione Culturale “Il Laboratorio di Pescina”
fino al 9 agosto Palazzo Palladini Biondi, Pescina (AQ).
www.comune.pescina.aq.it