(H)elle
Elle. Lei. Una ragazza sola nelle fredde stanze di un appartamento abitato solo apparentemente da una famiglia normale: padre, madre, sorella e fratello, quest’ultimo rappresentato da un pesce rosso in una boccia di vetro.
L’inferno è dietro l’angolo pronto a risucchiare tutto e tutti nel momento in cui l’atrocità dell’animo umano si rivela violentemente come un vaso di Pandora.
Si apre uno scenario di legami e ricordi impossibili da sostenere legati a un omicidio terribile e inspiegabile di cui Lei- Elle è testimone : l’uccisione del padre per mano della madre e del suo amante.
Inizia così una discesa agli inferi guidata dal dolore della perdita e dell’incapacità di reagire e con la sola sofferenza come sguardo sul mondo.
(H)elle, portato in scena da Elisa Menchicchi, tratta con una veste rinnovata il mito della figura di Elettra uno dei grandi personaggi descritti nelle tragedie di Sofocle e Euripide, ma anche rivisitato da grandi scrittrici come Marguerite Yourcenar.
Donna distrutta dal dolore a causa dell’omicidio del padre Agamennone avvenuto per volontà della madre Clitennestra e del suo amante Egisto, Elettra vive un sentimento di odio e un forte desiderio di vendetta nei confronti dei due assassini, desiderio condiviso dal fratello Oreste che sfocerà senza pietà in altra violenza.
Lo spettacolo di Elisa Menchicchi, mediante un nuovo esperimento interpretativo, si impossessa della tragedia di Elettra trasponendola ai giorni nostri. La protagonista, cresciuta in una famiglia criminale, sente albergare in Lei sentimenti contrastanti ma forti come l’amore e l’odio, la non appartenenza a quella figura materna a cui associa solo emozioni evocative dell’amore senza viverle del tutto.
Sullo sfondo di uno scenario domestico sterile e spoglio si dipana così una storia dalla tragica attualità in cui, una convincente Elisa, si mette a nudo esplorando la sconfinata natura dei sentimenti umani.
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