Abbascio a grotta
Nel buio di una grotta non esiste via di scampo, la luce è una speranza lontana, la discesa, lì “abbascio”, è la perdizione degli inferi, l’inquietante presagio di un dramma che sta per compiersi.
La compagnia Madrearte di Napoli, sotto la regia di Antonio Diana, presenta al Fringe 2013 un testo molto complesso e dalle tematiche forti.
Abbascio a’ grotta è uno spettacolo teatrale che racconta il dramma della violenza sui minori. Quattro attori in scena interpretano il tormento e l’abominio degli abusi sessuali, del travaglio psicologico che tiene in scacco vittima e carnefice.
La regia di Diana, autore del testo portato in scena, ha sapientemente narrato il senso di un tormento interiore che coinvolge tutta la scena.
Di grande impatto i riferimenti visivi di matrice cristiana che rappresentano un aspetto peculiare del racconto per immagini.
Gli attori, come fossero gruppi scultorei di provenienza barocca, hanno dato vita alle storie della passione di Cristo: i flagellanti d’ispirazione caravaggesca, la crocefissione d’impianto fiammingo, il redentore esamine del Mantegna a Brera, sembra che negli intenti dell’autore ci sia la volontà di ripercorrere una sorta di via crucis, un’iconografia messa in scena che dona alla narrazione un coinvolgimento diretto interagendo con il pubblico in maniera decisa, senza alcun filtro.
L’utilizzo del dialetto napoletano enfatizza i differenti toni drammatici della rappresentazione, sottolinea quel senso spirituale che riporta alla sacre scritture, evidenzia il senso religioso di un popolo che cerca nei suoi santi la liberazione.
Abbascio a’ grotta rappresenta il viaggio verso il peccato e la corruzione, un itinerario senza via d’uscita alla ricerca di una luce che porti con sé un messaggio di speranza.
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