I dinosauri di Altamura
Ci sono molti modi di raccontare i luoghi; c’è chi esplora con dettagli o ampie vedute, chi dà voce alle storie. Il fotografo Sante Cutecchia predilige l’assenza.
Ultimo libro di una trilogia iniziata con un viaggio ne “Il tratturo e la Via Appia Antica” (Mario Adda Editore), focalizzata con “La città di Mezzo” (Edizioni Esperidi), in cui l’autore racconta Altamura attraverso le case abbandonate e trascurate, termina ora con un balzo all’indietro nel tempo, quando, proprio in quella zona, vivevano i dinosauri.
6 CENTO ORME (Studio Stampa Schiraldi) nasce dalla scoperta casuale di due geologi sedimentologi dell’Università di Ancona avvenuta nel 1999 durante un progetto di ricerca finalizzato all’esplorazione petrolifera per conto di una grossa multinazionale, che ha portato ad individuare trentamila impronte in un’area di 12.000 metri quadrati nei dintorni di Altamura ascrivibili ad esemplari di Adrosauride (dinosauro a becco d’anatra) della lunghezza stimata di cinque metri.
Cutecchia fotografa 600 di queste 30.000 impronte, producendo, attraverso le immagini, una sensazione di sospensione, facendo riemergere i tanti interrogativi di un tempo così lontano, inconoscibile se non attraverso ipotesi.
È un racconto fatto di immaginazione, polvere e sassi, di colori aridi che in un tempo antico furono fango, acqua e terra viva di memoria.
Tramite le orme è possibile vedere i passi pesanti che abitavano quei posti mentre ora narrano se stessi con il silenzio.
Le foto di Cutecchia sono poesia già nell’intento, anche se il libro termina con un poemetto in 6 stanze dello scrittore e drammaturgo Gian Luca Favetto.
A ogni sguardo una prateria di fantasmi ricomincia e abita il tempo, così interpreta Favetto, guardando quel luogo attraverso le ere.