In scena fino al 15 Dicembre presso il Teatro Millelire di Roma, Eva Braun, l’altra metà del fuoco, è uno spettacolo che vede protagonisti la follia e l’amore che si confondono e trasformano in funzione di un mal celato bisogno di affermazione personale.
Eva Braun ( Antea Magaldi) e i suoi ultimi 50 minuti di vita in compagnia della poetessa Antonia Pozzi ( Carlotta Oggioni), che già l’aveva preceduta nel giardino del signore dei suicidi, cercano di raccontare al pubblico cosa abbia rappresentato per entrambe essere donne condannate ad un amore malato.
Sebbene l’idea del dialogo messo in opera sia storicamente e didascalicamente interessante, lo spettacolo fatica a prendere fuoco.
Accendere i riflettori su troppi nomi, troppe conflittualità emozionali rischia di lasciare confuso chi assiste alla narrazione.
Difficile argomentare di qualcosa di cui si è già detto tutto ( la storia d’amore fra Hitler e la sua giovane amante ), senza cadere nel qualunquismo.
Una forte ed incisiva domanda che chiude quasi i 50 minuti di agonia di Eva Braun, sono il centro di quello che forse lo spettacolo potrebbe osare ad analizzare davvero:“ E mentre il mondo andava a fuoco tu Eva che cosa facevi?”.
Così chiede Antonia alla giovane donna. Così il mondo ancora oggi si chiede rispetto al male che si fece uomo.