Intervista ad Alessia Navarro in scena al Teatro Quirino con Frida Kahlo – Il ritratto di una donna

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Torna in scena dopo gli straordinari successi al Teatro Eliseo e al Teatro Della Cometa la bravissima Alessia Navarro. Dal 16 al 21 maggio sarà il Teatro Quirino di Roma ad aprire il sipario su Frida Kahlo IL RITRATTO DI UNA DONNA. Un testo di Alessandro Prete, che cura anche la regia, Igor Maltagliati e Luca Setaccioli.

Sul palco, insieme alla straordinaria attrice, anche Gianluca Gobbi, Giulia Barbone e Giulia Santilli.

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Abbiamo avuto l’onore di intervistare la protagonista, Alessia Navarro.

Torna a Teatro con Frida Kahlo IL RITRATTO DI UNA DONNA. Che emozione si prova a riportare in scena un testo che ha avuto un enorme successo nelle passate stagioni?

Come mi sento? Investita di una grande responsabilità proprio in virtù del fatto che lo spettacolo è reduce da grandi successi e consensi da parte del pubblico e degli addetti ai lavori.

Ha vinto diversi premi. Inoltre lo spettacolo è patrocinato dall’Ambasciata messicana che lo ha scelto come rappresentante ideale di una figura così importante come quella di Frida Kahlo.

Ovviamente tutto ciò mi da una grande energia per aspirare a fare del mio meglio in previsione di una progettualità artistica sempre crescente. Senza dimenticare che portare sulla scena la vita di una persona realmente esistita aumenta di gran lunga la responsabilità e il rispetto nei confronti dell’intera opera.

Chi è per lei Frida Kahlo?

Un essere umano, prima di tutto. Recentemente abbiamo assistito ad un’esaltazione della sua figura, una sorta di “mitizzazione” per renderla un’icona o un modello a servizio di un concetto piuttosto di un altro. Allora per i più Frida è stata utilizzata a fini politici, altre volte come supporto a teorie di gender, altre ancora per rafforzare posizioni femministe.

Ecco, non vedrete mai nel mio pensiero una depersonalizzazione di questo tipo.

Frida è per me una donna, conosciuta durante i miei studi antropologici in Messico, che mi ha molto colpito, con i suoi pregi e i suoi difetti, le sue debolezze, ma soprattutto con una grandissima forza d’animo che è stata la propulsione ad affrontare le dure prove che la vita le ha riservato.

Una donna senza mezze misure, diretta, schietta e tenace, che ha amato molto, in tutti i sensi, la vita che le è stata riservata.

Quando ha letto il testo di di Alessandro Prete, Igor Maltagliati e Luca Setaccioli cosa l’ha colpita particolarmente?

Ho pensato che la storia sarebbe diventata una sorta di viaggio. Una visione magica all’interno della quale dare spazio e voce ad una grande figura come quella di Frida.

Nulla di didascalico, nessun racconto spazio-temporale asettico, bensì un’immersione all’interno dei suoi stessi dipinti che già da soli raccontano la sua esistenza, visto che sono fortemente autobiografici.

La cosa affascinante è che grazie a questo testo, per come è stato concepito, ho la possibilità di interpretare più donne diverse legate da uno stesso fil rouge e riconducibili all’essenza esperienziale di Frida. Quale sfida migliore per un’attrice?

La regia di Alessandro Prete in cosa si contraddistingue?

Alessandro Prete è un regista dotato di grandi capacità esecutive, ma soprattutto di una grande sensibilità. Fondamentale quest’ultima per cogliere appieno tutte le sfumature di una personalità complessa come quella della pittrice.

È un visionario e questa caratteristica nella pratica si è tradotta nella creazione di un’opera d’arte che è al contempo fusione tra più arti: prosa, danza, musica e sollecitazioni visive.

Un’opera multimediale e plurisensoriale nel vero senso del termine. Lavorare con lui significa abbandonarsi completamente al progetto, mettersi a disposizione e lasciar fluire senza remore e con generosità la propria creatività.

Molto stimolante, non v’è dubbio…

Frida Kahlo viene ricordata non solo per le sue famosissime opere, ma sopratutto per essere stata icona dell’emancipazione femminile. Attualmente, in Italia, crede che la donna abbia raggiunto quella parità con l’altro sesso per la quale ha tanto lottato?

Si e no. Mentalmente la donna ha ben chiaro cosa è e cosa rappresenta. Nel privato conosce perfettamente la sua grandezza e la posizione che può ricoprire. Anni di lotte per far valere i propri diritti, ad ogni conquista una consapevolezza.

Spesso però, quando si tratta di mettere a frutto il grandioso bagaglio che una donna si porta dentro, penso ad esempio all’ambito lavorativo, credo trovi ancora molte limitazioni.

Ci troviamo in un paese a mio avviso ancora fortemente sessista e alcune volte sono le donne le vere nemiche di loro stesse non sapendo che invece sono una fonte inesauribile di ricchezza.

Se fosse in politica, cosa cambierebbe per dare giustizia alle donne?

La politica non è sana, è fortemente contaminata da interessi personali. Siamo ben lungi dal concetto aristotelico della politica dove lo scopo della stessa era il benessere di tutta la comunità. In una situazione ideale, vorrei mettere il confronto al primo posto.

Confronto e partecipazione significa apertura, condivisione.

Significa dare lo stesso credito ad una pluralità di punti di vista. Scendere da proprio piedistallo per vestire altri panni. Questo fa crescere e tiene lontano quel mostro oltranzista e estremista qual è la PAURA.  Purtroppo anche e ancora della donna.

Qual è la struttura dello spettacolo? A cosa lo spettacolo dà più valore: i quadri, Frida in quanto donna?

Lo spettacolo è diviso in quadri, in ogni quadro si muoverà sulla scena una donna differente che condivide con Frida un aspetto particolare della sua vita.

L’artista per come la conosciamo, in abiti tradizionali, sarà presente all’inizio e alla fine dello spettacolo e ovviamente sarà il filo conduttore che legherà queste donne tra loro.

Come dire, un’esperienza riconducibile a Frida, ma che può essere anche mia, tua e di qualsiasi donna. Solo in questo senso è possibile percepire la pittrice come icona femminile.

Il tutto legato e fuso dalla musica sapientemente composta dal maestro Stefano Mainetti, dalla danza, da un gioco di luci importante e da proiezioni molto particolari che immergono lo spettatore nei colori e nelle sonorità tipiche del mesoamerica.

In scena con lei Gianluca Gobbi, Giulia Barbone e Giulia Santilli, chi intepretano?

Giulia Barbone è la danzatrice, meraviglioso alter ego di Frida. Un’eccellente professionista che lavora con produzioni internazionali. Piccola, ma un gigante sulla scena. Gianluca Gobbi, il cui talento è cosa nota, rappresenterà sulla scena la figura maschile presente nei vari quadri.

Sarà al contempo dottore, marito, compagno. Su di lui si concentreranno le varie dinamiche che costituiscono il mondo maschile per eccellenza.

E lo stesso farà Giulia Santilli, altra bravissima attrice chiamata a rappresentare la donna madre, amante, donna che accudisce e respinge al tempo stesso.

Qual è il lavoro che ha dovuto fare per immedesimarsi in questo personaggio e renderlo al meglio?

Informarmi prima di tutto. Ma già da molti anni ero un’attenta conoscitrice della vita dell’artista. Ho divorato monografie su monografie, visitato mostre ovunque, anche all’estero.

Ho visto la casa dove è cresciuta e dove si è consumato l’amore assoluto e tormentato col grande muralista Diego Rivera.

Ho letto i suoi diari, respirato i colori e i profumi della sua terra. Poi sono tornata a me, ho cercato di pulirmi interiormente il più a fondo possibile e aprirmi totalmente alla curiosità nei confronti del personaggio che ero chiamata a interpretare, senza giudizi o pre-giudizi di alcun genere.

Poi c’è stato un lavoro profondo sulla voce per restituire una sorta di carnalità e profondità che ben si addiceva al carattere di Frida Kahlo.

Un invito ai nostri lettori

Vi aspetto dal 16 al 21 maggio al teatro Quirino di Roma per un viaggio insieme alla scoperta di una grande donna.

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